Dove può aver sbagliato Fedez

Qualora l’ultima sua mossa non sia stata genuina ma abbia risposto, completamente o in parte, ad una strategia di “marketing”, Fedez potrebbe aver commesso un errore, forse gravissimo e fatale.

Se il suo scopo era infatti far breccia in quella parte d’Italia (collocata più che altro a sinistra) che lo snobbava o malgiudicava e/o ridimensionare gli aspetti più corrosivi e meno convenzionali del suo personaggio, sarebbe infatti bastata l’adesione della scorsa estate al mainstream emergenziale e “chiusurista” sul Covid. Pure il sostegno al DDL Zan non sarebbe stato, di per sé, controproducente (anzi), se manifestato in maniera più sobria e pacata.

Con questa rottura e con questa svolta radicale, Fedez si va invece a legare ad un gruppo di potere che storicamente non gli appartiene e che è, sì, dominante, ma solo per una serie di elementi fortuiti e soprattutto in via temporanea, con il rischio di essere travolto e annientato alle prossime elezioni, o comunque in un futuro molto prossimo.

Anche la potenza di fuoco dell’infuencer/rapper andrà peraltro riconsiderata; il peso dei social viene spesso sopravvalutato dai non “addetti ai lavori” e 2 milioni di fan e follower, ai quali andranno tolti gli inattivi e i fasulli, sono pochi se confrontati ai numeri di una qualsiasi televisione nazionale (un programma di seconda fascia arriva senza problemi a 2 milioni di telespettatori). La rete è uno strumento per arrivare alla ribalta televisiva, perché il piccolo schermo è il media ancora egemonico, in assoluto.

Non va dimenticato, per concludere, che un conto è fare l’infleuncer per un marchio di boxer o di costumi da bagno, altra cosa e conoscere la politica e la comunicazione politica, terreni molto più accidentati e insidiosi.

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Un Capitano in trappola?

Facendo entrare la Lega (e FI) nel governo Draghi, il blocco giallo-rosso ha ottenuto il duplice vantaggio di battersi con un’opposizone meno coesa e di indebolire il Carroccio (e FI), in calo nei sondaggi dopo tre mesi al servizio di un esecutivo forse ancor più “chiusurista” del precedente. Questo in un momento storico che vedeva il centro-destra destinato, nonostante alcuni errori, a sconfiggere gli avversari con percentuali bulgare alle prossime elezioni.

Non è dunque da escludere che Salvini sia stato attirato in un “tranello”, magari con la promessa di poter indirizzare le risorse del Recovery Fund alla sua platea elettorale. Un disegno che potrebbe avere anche una regia estera, se si immaginano l’effetto e le conseguenze, non solo in Italia, della vittoria travolgente di una formazione con la Lega e FdI come soci di maggioranza.

Se così fosse, resterebbe tuttavia da capire quale sarà il destino dei voti perduti dai leghisti. Una parte andrà e sta andando con la Meloni mentre un’altra finirà nell’astensione. Ma quanti? A differenza dell’elettore medio di centro-sinistra, quello di centro-destra sente infatti meno la militanza e tende a disertare le urne se un progetto non lo convince.

Di contro, FdI potrebbe però guadagnare i consensi di molti elettori potenziali ma inattivi di centro-destra al di là della Lega, scombinando all’ultimo minuto i piani degli avversari.

Mangia le ciliegie, mangia le pesche, si fa i selfie ed è fascista: la sinistra e la comunicazione “salvinicentrica”: cause, precedenti ed incognite

salvini odioSe la comunicazione del centro-destra si basa quasi sempre sui programmi e su tematiche di natura contingente (questo a prescindere dal giudizio che se ne vuole dare), escludendo la pandemia, fenomeno peraltro eccezionale e transitorio, la comunicazione e l’attenzione della sinistra sembrano invece orientate quasi soltanto su Matteo Salvini.

Ogni sua dichiarazione, ogni suo post sui social ed ogni suo scatto provocano infatti una catena di reazioni critiche , stizzite, violente e sarcastiche, negli avversari. Il leader del Lega sembra cioè l’oggetto di un’ossessione che va oltre le logiche del dualismo politico, come ieri lo fu Silvio Berlusconi. E proprio come ieri, la sinistra rischia di cadere in un errore marchiano, regalando visibilità al capo del Carroccio (quello che cerca) e favorendo una narrazione vittimistica che lo vuole bersaglio dell’odio.

Non è da escludere che dietro questo atteggiamento vi sia ancora il “trauma” storico legato al Ventennio, per cui la figura “forte”, il leader cosiddetto “agentico”, viene associato all’immagine e al ricordo del Fascismo (accadeva anche con il già citato Berlusconi e persino con Renzi), oltre un’intolleranza, qui eredità della pedagogia marxista e della Scuola di Francoforte, verso le tecniche della comunicazione propagandistica.

Gilgameš e Salvini

(Di CatReporter79)

“Dall’anno scolastico prossimo saranno introdotte ore di educazione civica (ambiente, sport, Costituzione, trattati). Interessanti il mitocondrio e i Sumeri, ma giusto che si sappia dove si vive e quali siano le regole”

Così il Ministro dell’Interno, ieri in un tweet.

All’apparenza (almeno per l’occhio più attento) poco puntuale (Educazione Civica è già materia di studio e vengono confuse aree disciplinari differenti), il tweet di Salvini è, in realtà, un ottimo esempio di comunicazione, per essere precisi di propaganda “grassroots”*.

L’accusa, rivolta alla scuola, di insegnare cose troppo lontane nel tempo a scapito delle vicende più attuali, è infatti un ritornello dell’ “everyman”, l’uomo comune, l’uomo della strada, e Salvini lo sa. Citando i Sumeri (una civiltà risalente al 4000 a.C) e accostandoli a qualcosa percepito come astratto e complesso (i mitocondri), il “Capitano” parla così, di nuovo e con maestria, il linguaggio della “gente”, per la “gente”.

*Con il termine “grassroots propaganda*” si intende quel tipo d propaganda diretta al “grass”, il “prato”, l’uomo comune. E’ spesso “verticale”, cioè creata da gruppi di potere.

Salvini-Trump: politica e geopolitica in uno scatto

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Il “selfie” di Matteo Slavini con Donald Trump è emblematico dello stato mentale della destra italiana, storicamente atlantica ma oggi “costretta” ad un innaturale ripiegamento, in funzione anti-obamiana, sulla Russia di un ex ufficiale del KGB, ex membro del PCUS ed estimatore del vecchio corso.

Con il ritorno di un rappresentante (“waps”) dell’Elefantino al numero 1600 di Pennsylvania Avenue, anche il nostro conservatorismo riapproderà dunque a quella che è la sua collocazione consueta, naturale e fisiologica, accanto agli USA ed alla NATO e in posizione antitetica rispetto agli Attori euroasiatici.

Il perché della rinascita leghista dopo gli scandali. Partito “etico” e partito “identitario”.

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La rinascita della Lega Nord ha colto di sorpresa quanti, tra analisti ed osservatori, davano il Carroccio per spacciato dopo i crolli elettorali seguiti agli scandali che avevano interessato la classe dirigente bossiana.

A stupire era essenzialmente come un movimento che ha fatto della questione morale uno dei suoi cavalli di battaglia potesse tornare credibile e competitivo dopo aver tradito in modo tanto clamoroso i principi dell’etica politica. Queste analisi non tenevano conto della reale natura della Lega Nord, ovvero quella di partito “identitario” e non “etico”.

La questione morale è infatti sempre astata accessoria e consequenziale alle vere rivendicazioni del Carroccio , legata precipuamente alla fase localista-antimeridionalista ( a voler dimostrare l’insostenibilità della convivenza con il Sud) per poi ridimensionarsi ulteriormente nella transizione verso l’impianto odierno, nazionalista-xenofobo.

L’affermazione e il lancio mediatico di un personaggio carismatico, appartenente ad una nuova generazione dirigenziale e capace di riprendere con efficacia le tematiche del populismo identitario (lotta ai rom, all’immigrazione, ecc), è dunque stata sufficiente a ridare linfa al partito*.

Ben diverso il destino di un soggetto come l’IdV, partito etico che non seppe per questo reggere l’urto delle inchieste giudiziarie e degli scandali (in qualche caso montature mediatiche) che lo travolsero.

 

*Anche per questo, la Lega sembra resistere ai nuovi scandali.