Tra Storia, “spin” e comunicazione -Quando Marx e Lenin si perdono nell’asterisco egualitario (mentre Ezra Pound ringrazia)

( Di CatReporter79)

L’incontro (la contaminazione?) con il movimentismo ha determinato uno slittamento delle sinistre, specialmente di matrice marxista, verso obiettivi e valori percepiti come lontani e distanti dalla classe lavoratrice e dal “proletariato” reali.

L’assegnazione di un ruolo apicale a tematiche come il femminismo, il migrazionismo, il terzomondismo, l’animalismo, l’anti-specismo e l’ecologismo e la conseguente relegazione delle battaglie storiche sul lavoro e i diritti sociali a un velleitarismo ideologico anacronistico e inattuabile, hanno in buona sostanza fatto sentire solo e senza più tutela il loro elettorato tradizionale.

Operai, precari, cassintegrati, disoccupati, cittadini in emergenza abitativa, delle periferie, ecc, si spostano così, in Italia come nel resto del mondo occidentale, verso le destre radicali, sociali e identitarie, maggiormente collegate, almeno nel loro abito propagandistico, alle esigenze dei ceti “autoctoni” in difficoltà.

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Appunti di comunicazione – L’angelo biondo in pericolo e il razzismo inconsapevole

( Di CatReporter79)

“Missing white woman syndrome” (Sindrome della ragazza bianca scomparsa); con questa espressione della giornalista afro-americana Gwen Ifill (1955-2016,) viene indicata l’abitudine dei media, del pubblico e degli investigatori statunitensi, canadesi e britannici, a rivolgere una maggiore attenzione ai casi di scomparsa che vedono coinvolte giovani donne bianche, solitamente bionde e appartenenti al ceto medio-alto.

Uno degli esempi usati a sostegno della MWWS è la disparità di attenzione con cui fu trattata la scomparsa della soldatessa Jessica Lynch (bianca e bionda) rispetto a quella delle sue commilitoni Shoshana Johnson (afro-americana) e Lori Piestewa (di umili origini e madre single). Tutte e tre erano cadute nella stessa imboscata, durante la Guerra in Iraq il 23 marzo 2003.

La sindrome non riguarda, tuttavia, solo le persone scomparse, ma anche quelle in situazioni più generalmente critiche. A tal proposto viene citato il caso, a noi familiare, di Amanda Knox, che secondo alcuni osservatori statunitensi avrebbe beneficiato di un trattamento assolutamente favorevole da parte dei media, del pubblico e delle istituzioni del Paese.

Le foibe e gli equivoci del fanatismo

(Di CatReporter79)

Durante la dominazione austriaca in Istria, Dalmazia, nella Venezia Giulia e nel Friuli, gli slavi collaborarono fattivamente alle politiche anti-italiane messe in atto da Vienna, avvantaggiandosene. Questo sarebbe stato uno dei motivi alla base degli indirizzi in chiave anti-slava del regime mussoliniano.

Legittimare i massacri delle foibe (ad essere uccisi o espulsi non furono le camicie nere ma semplici civili) come logica e comprensibile reazione alla violenza fascista, non significa quindi solo sdoganare la vendetta ma anche legittimare, a sua volta e senza rendersene conto, le stesse politiche fasciste.

Simili cortocircuiti sono il risultato dell’intreccio tra fanatismo ideologico e povertà culturale (in ambito storico)

Appunti di spin doctoring – Perché ti prendo in giro

( Di CatReporter79)

La campagna per le elezioni del 4 Marzo si sta segnalando per l’assoluto protagonismo della promessa elettorale, trasversalmente usata ed abusata come mai prima di adesso, senza dubbio oltre il limite del razionale. Attribuire il fenomeno all’inconsistenza (vera o presunta) della classe politica e/o alla scarsa stima che essa avrebbe degli italiani, sarebbe tuttavia semplicistico e banalizzante.

Tra le conseguenze della cosiddetta “fast politics” , la politica resa “veloce” dai new media, vi è infatti anche un restringimento della pazienza del cittadino-elettore, sempre più esigente e desideroso di risultati rapidi. Questo obbliga il candidato-partito a promesse sensazionali, dagli effetti appunto immediati e radicali qualora messe in pratica.

Se, tuttavia, nella fase del “campaigning” ciò può rivelarsi un’arma propagandistica efficace, nella fase del “governing” risulterà controproducente, data la difficoltà di mantenere quanto promesso.

Appunti di comunicazione – Padri e figli

( Di CatReporter79).

Per lo studioso americano George Lakoff (1941 – ), l’identità politica e la scelta politica sarebbero determinate da due modelli psicologici differenti e distinti: il “padre severo” e il “padre premuroso”.

Il “padre severo”, schema generalmente scelto dai conservatori, rappresenta il leader e il governo che seguono e indicano regole inflessibili, incentivando la competizione.

Il “padre premuroso”, al contrario, rigetta i sentimenti negativi (ad esempio rabbia e paura) ed ha tra i suoi scopi la felicità e la realizzazione del cittadino-figlio, secondo le aspirazioni di quest’ultimo. Generalmente è il modello adottato dai progressisti e dalle sinistre moderate

Il loro dualismo è emerso in modo emblematico ai tempi del braccio di ferro tra democratici e repubblicani sulle proposte di riforma sanitaria avanzate da Clinton e Obama; i democratici vedevano nell’assistenza sanitaria gratuita una conquista della società, mentre per i repubblicani si trattava di un immeritato regalo a chi non si era guadagnato la possibilità di provvedere a se stesso

Il “padre severo” e il “padre premuroso” sono interiorizzati all’incirca dalla stessa percentuale di cittadini-elettori (35%-40%), lasciando libero un segmento più flessibile e razionale che diventa decisivo per la vittoria.

Appunti di storia e comunicazione – Il buono, il cattivo e la Cadillac

( Di CatReporter79)

In occasione delle primarie repubblicane del 1976, Ronald Reagan (poi sconfitto da Gerald Ford) usò la metafora della “Welfare queen”* , la regina assistenza, che aveva comprato una lussuosa Cadillac rosa grazie ai soldi presi in modo fraudolento dal governo.

L’immagine, concepita per fomentare la rabbia degli elettori verso lo stato centrale e le politiche sociali e assistenziali, è un esempio paradigmatico di quella “storia” (storytelling) che è base della narrazione propagandistica in politica, con un “buono” che si mette in gioco per il bene collettivo in un momento di crisi sfidando un “cattivo” (Carville). In quel caso erano le istituzioni di Washington a godere di un’immagine negativa, dopo il Watergate, la sconfitta in Vietnam e le crisi economiche e petrolifere.

*il termine risale ai primi anni ’60 e si riferiva alle donne che sfruttavano il sistema welfare in modo indebito

Frammenti di storia e comunicazione – Eisenhower-Nixon

Manifesto elettorale per il ticket Eisenhower-Nixon (elezioni presidenziali del 1956)

Il ricorso ai diminutivi (Ike e Dick) serviva per avvicinare l’immagine dei due candidati all’uomo comune. I consulenti di Eisenhower idearono anche l’efficace slogan “I like Ike”, giocando appunto sul diminutivo dell’ex militare.

Il diminutivo di Nixon fu anche usato in senso dispregiativo. I suoi avversari lo trasformarono infatti in “Tricky Dicky”, ossia “Dick l’imbroglione”.

Appunti di comunicazione – Da Buona Domenica a Palazzo Chigi: il politainment

(Di CatReporter79).

Se il termine “infotainment” (programma televisivo o iniziativa culturale che unisce informazione e intrattenimento) trova oggi ampia diffusione, la stessa cosa non si potrà dire di “politainment”, nonostante si tratti di un fenomeno comunque legato all’intrattenimento e senza dubbio più importante.


La sempre maggiore popolarità di format come i talk show e l’esigenza di umanizzare l’ immagine, avvicinandola all’uomo comune, hanno obbligato politici e uomini di governo a usare il piccolo schermo, ma più in generale i media, per mostrare anche gli aspetti del loro privato e per mostrarsi in vesti diverse da quelle dell’istituzionalità. Da qui, appunto, l’unione tra “politics” (politica) e “entertainment” (intrattenimento-divertimento)

Molto spesso un’opportunità vantaggiosa, il “politainment” può ad ogni modo rivelarsi dannoso, costringendo il politico ad un controllo continuo del privato e fornendo agli avversari maggiori occasioni per attaccarne la credibilità. L’uso dell’immagine privata è strettamente legato anche allo “storytelling” (“brand story”), la narrazione in chiave eroistica della propria vicenda politica e umana.

Appunti di comunicazione – Il sistema “contro“ il sistema: il caso UDC

( di CatReporter79)

Nel 2009 e nel 2010 il partito svizzero dell’ UDC*, storica forza della destra populista rossocrociata, si fece promotore di due referendum molto discussi, poi approvati dagli elettori: uno, quello del 2009, chiedeva l’inserimento nella Costituzione federale del divieto di costruire nuovi minareti (art. 72 c.3) mentre l’altro, quello del 2010, chiedeva l’espulsione degli stranieri colpevoli di reati o che accedevano in modo fraudolento alle prestazioni del sistema welfare.

La particolarità delle due iniziative fu che i loro ideatori, appunto l’UDC, fossero una forza di governo (nonché la prima del Paese) stabilmente nell’esecutivo federale secondo la cosiddetta “formula magica”** , quando allo stesso tempo proprio il governo di Berna si opponeva ai due disegni referendari.

Come fa notare il Prof. Gerotto in un suo studio sula Svizzera, l’UDC si comportò, e non è stata la prima volta, come un partito di opposizione a tutti gli effetti pur incarnando a tutti gli effetti l’establishment. Il dentro-ma contro non è, tuttavia, una prerogativa del caso elvetico bensì un “modus operandi” tipico forze e dai leader di matrice populista per difendere la loro “alterità” agli occhi dell’elettorato.

Altro esempio in questo senso è il cosiddetto “outsider tattico”, cioè il politico che sceglie di giocare il ruolo di outsider a scopo propagandistico pur essendo parte integrante del “sistema” (Trump, Berlusconi, De Gaulle, Corbyn, ecc)

*Unione Democratica di Centro , fondata nel 1971

**la ripartizione dei seggi tra Partito Socialista Svizzero, Partito Popolare Democratico, Partito Liberale Radicale e l’Unione Democratica di Centro.