Le ragioni di Rajoy

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Plurisecolare, radicato, capillarmente e trasversalmente diffuso, l’indipendentismo catalano non è per questo paragonabile a nessun fenomeno identitario-localista di casa nostra.

Benché eccessiva e sbagliata da un punto di vista tattico e comunicativo, la risposta di Mariano Rajoy trova quindi una sua “ratio” nella necessità di bloccare una mossa dagli esiti potenzialmente fatali per lo Stato spagnolo, perché concepita da un movimento di importantissime dimensioni e in un Paese caratterizzato da un alto numero di sigle separatiste.

Applicare il nostro metro di giudizio alle vicende spagnole è e sarà dunque un errore, sul piano storico e su quello politico.

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La Catalogna, Madrid e le ragioni (sbagliate) dei tifosi di casa nostra

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Diversi, inconciliabili e antitetici, il movimento d’opinione a favore dell’indipendenza catalana e quello contrario hanno, tuttavia, un comune denominatore: entrambi basano il loro orientamento su una lettura incompleta, ideologica e superficiale della vicenda, che assegna erroneamente all’indipendentismo di Barcellona le stesse caratteristiche e finalità.

Identitario, europeista, pro-Euro ed atlantista, il secessionismo catalano non persegue infatti una lotta contro il sistema di Bruxelles, Francoforte e lo status quo internazionale né poggia sull’interesse particolare e del momento (le motivazioni economiche e fiscali non sono storicamente maggioritarie).

In buona sostanza, quello che per i filo-catalani nostrani diventa il motivo per appoggiare gli indipendentisti, per la fazione opposta è la ragione per sostenere Madrid, secondo un “modus operandi” che rimane sulla crosta di un fenomeno storico, sociale e culturale di enorme complessità.

La difficile indipendenza e il falso mito dell’effetto domino

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“Se non ti riconosce nessuno, le indipendenze sono un disastro”; così Artur Mas i Gavarró, presidente della Generalitat de Catalunya dal 2010 al 2016.

Strenuo sostenitore della causa indipendentista, l’ex numero 1 della politica catalana aveva tuttavia compreso come il riconoscimento internazionale, prima e più ancora dell’essere o del sentirsi nazione, sia l’unico ed il solo passaporto verso l’indipendenza. In caso contrario si è infatti nulla più di entità politicamente velleitarie e giuridicamente vuote, come il Principato di Seborga o l’Isola delle Rose.

Restando alla vicenda catalana, un distacco traumatico ed arbitrario dalla Spagna renderebbe di fatto impossibile il riconoscimento da parte della comunità internazionale, sia per l’influenza di Madrid che per il timore di alimentare i separatismi attivi in quasi tutti i paesi. Altrettanto impossibile l’ingresso di una Barcellona indipendente nella UE (il secessionismo catalano è di orientamento europeista), in quanto la procedura prevede un’unanimità che la Spagna non renderebbe possibile.

E’, quello descritto, uno scenario sovrapponibile anche ad altri contesti, come ad esempio quello italiano, anche se, è bene ricordarlo, i secessionismi nostrani siano molto meno solidi e credibili di quelli iberici. Il timore dell’effetto domino è quindi l’elemento che rende improbabile l’effetto domino stesso, oltre al peso e all’influenza di stati come Spagna o Italia.