(Di CatReporter79)
Con il suo impegno umanitario e sociale, con la sua allergia sensoriale e il suo bagaglio empatico, Silvia Romano va a scontrarsi con due aspetti peculiari del pensiero reazionario e della psicologia dell’ “uomo qualunque”: il razzismo (stava aiutando gli africani) inteso nella sua accezione meno elaborata, più istintuale e primitiva, ossia la paura dell’Altro, e il laissezfarismo inteso come abulia emotiva e mentale, come disimpegno intimorito e pecoreccio. A questo va ad aggiungersi l’ostilità politica verso le ONG, viste (a torto) come contigue alla sinistra.
Silvia Romano e chi, come lei, aiuta gli altri a rischio della propria vita e della propria incolumità, è e resta in ogni caso un essere umano di qualità infinitamente superiore a chi, adesso, la critica e deride con un “se l’è cercata”.
Trattamento molto meno ostile per Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro. In questo caso la loro tossicodipendenza scivola in secondo piano, dal momento in cui i killer sono extracomunitari e le due vicende possono quindi prestarsi ad una strumentalizzazione di tipo politico.