Appunti di comunicazione- La Prima Repubblica, gli USA e quel “fuoco amico” contro l’immagine dell’Italia



Nel febbraio 1970, l’esponente democristiano, nonché vice-presidente di Alitalia, Vaccari, compì un viaggio negli USA (“missione Nita”), incontrandosi, tra gli altri, con l’allora segretario ai Trasporti americano John Volpe e con l’allora assistente presidenziale e addetto ai rapporti con i media Herbert Klein.

Nel corso della missione, Vaccari invocò l’aiuto di Washington a favore della DC, per arrivare ad elezioni anticipate così da liquidare la formula del centro-sinistra e per il contenimento del PCI. Stando alle sue parole, in ragione del suo “carattere latino” il popolo italiano era sovente “motivato non dalla logica, ma dalla psicologia” e l’Italia era “un Paese dove la democrazia è giovane. In alcune sue zone (storicamente sottosviluppate) lo stesso concetto di democrazia rappresentativa è difficile da far comprendere e quindi applicare”.

Oltre a confermare quella che era la tendenza ad ingigantire i problemi della Penisola in modo da ottenere il sostegno degli alleati, prassi tipica del conservatorismo italiano del tempo (il riferimento non è alla sola DC), l’episodio dimostra come per raggiungere l’obiettivo certi esponenti di spicco della politica nostrana non esitassero a far leva sui peggiori stereotipi degli anglosassoni sui popoli latini e mediterranei (L. Guana).

Nota: in quella come in altre occasioni, l’aiuto americano non sarebbe arrivato, almeno nelle forme e nelle modalità richieste. Il “mito” dell’ingerenza dell’alleato d’oltreoceano nella politica italiana è in parte da sottoporre a revisione

Appunti di comunicazione- L’ IT-Alert e la malinconica illusione della guerra nucleare



La reazione con cui un settore del movimento d’opinione filo-russo ha accolto il messaggio di prova sulle allerte nazionali, servizio peraltro già attivo da molto tempo in altri Stati, è interessante e senza dubbio emblematica.

Se infatti da un lato si è voluta vedere nell’iniziativa della Protezione Civile la preparazione ad una guerra eventuale e futura, sull’onda di un dietrologismo scontato, dall’altro si è messa in atto una forma di propaganda tanto “esterna” quanto “interna per convincere, ma forse soprattutto per autoconvincersi, della forza della Russia e della sua pericolosità, ovviamente se provocata e ovviamente laddove i provocatori sarebbero il blocco euro-atlantico e l’Ucraina.

Si torna, di nuovo, a quel meccanismo psicologico difensivo di occultamento della realtà, nel caso di specie la realtà-presente della Federazione Russa, con il conseguente arroccamento ad un immaginario novecentesco non più concreto dove essa è ancora la temibile e prestigiosa Unione Sovietica, con tutto il suo corredo di valori e significati.