
Da molti anni e ben prima delle logiche delle guerre di quarta e quinta generazione, gli Stati Uniti e le altri grandi potenze (Italia compresa) ricorrono all’eliminazione fisica di soggetti ritenuti responsabili di atti terroristici e ostili contro i loro connazionali e rappresentanti all’estero. Degli inquilini succedutisi dal 2001 alla Casa Bianca, il Premio Nobel per la Pace Barack Obama è stato ad esempio quello che ha liquidato il maggior numero di terroristi islamici in operazioni di intelligence e con i droni (celebre, a riguardo, il caso del cittadino americano Anwar al-Awlaki, ucciso con un raid nel 2011* senza prove, senza processo e nonostante le richieste di clemenza del padre e di numerosi gruppi per la difesa dei diritti umani e civili).
Né, d’altro canto, è possibile negare le colpe di Qassem Soleimani, autore e fautore di veri e propri atti di guerra verso Washington (e i suoi civili) in quanto funzionario del governo iraniano. E ciò, al netto di ogni altra valutazione sull’illegittimità dell’occupazione americana e occidentale dell’Iraq. Per questo, le teorie che riducono il blitz a un “coup de théâtre” messo in atto da Trump in vista delle presidenziali, e per contenere lo sconquasso dell’impeachment, risultano abbastanza velleitarie e semplicistiche.
E adesso?
Se è vero che difficilmente un’azione tanto eclatante resterà senza risposta, è altrettanto vero che Teheran non può premettersi uno scontro frontale con gli USA e i loro alleati. Ben più probabile sarà un aumento degli attacchi terroristici contro americani e israeliani (anche ad opera di lupi solitari) e manovre di “guerra ibrida”**, come scelte ritorsive di natura economica e commerciale. In tal caso, a pagare sarebbero soprattutto gli europei, che hanno nell’area più interessi rispetto agli USA e mancano di una strategia unitaria e completa, divisi, introversi e privi di quella “solidarietà di blocco” (De’Robertis) che ne ha spesso caratterizzato la politica estera. A costituire un’incognita è anche il programma nucleare iraniano, che gli Ayatollah potrebbero adesso voler proseguire e ultimare.
*due settimane dopo venne ucciso in un raid americano anche il figlio 16enne
**E’ idea diffusa, tra gli esperti di comunicazione, che il concetto di “guerra ibrida” sia nuovo, almeno per ciò che riguarda gli aspetti legati alla propaganda ed alla manipolazione di quel tipo di strategia. Più precisamente è il saggio “Unrestricted Warfare”, scritto nel 1999 dagli ufficiali dell’Esercito cinese Qiao Liang e Wang Xiangsui (in pratica una guida per affrontare stati militarmente più forti, come gli USA, senza ricorrere allo scontro frontale) a essere indicato cone il “manifesto” della “guerra ibrida”. A ispirare Qiao Liang e Wang Xiangsui fu proprio lo smacco per il bombardamento americano dell’ambasciata cinese a Belgrado durante l’operazione “Allied Force” del marzo-giugno 1999.