Andrea Crisanti fa sapere che si vaccinerà (Deo gratias!) ma non nel V-Day, da lui definito “una pagliacciata”. Un altro imperdonabile scivolone dell’entomologo capitolino, il cui Ego non tollera forse che l’epidemia scompaia e con essa la visibilità di personaggi come lui.
Un’iniziativa qual è il V-Day ha infatti lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei vaccini, anche attraverso l’esempio di volti noti, famosi e autorevoli.
Dopo le improvvide e pericolose dichiarazioni di qualche settimana fa, il Crisanti avrebbe perciò dovuto sfruttare l’occasione per fare ammenda e rimediare, nel suo interesse e in quello della collettività.
“In questo tempo difficile anziché lamentarci di quello che la pandemia ci impedisce di fare, facciamo qualcosa per chi ha di meno”, così il Papa, nel corso dell’ultimo Angelus.
Bergoglio si è sempre dimostrato un abilissimo comunicatore, ma in questo frangente è forse scivolato sulla proverbiale “buccia di banana”. Puntando il dito contro i cittadini comuni, facendo finta di non vedere le loro immani e drammatiche sofferenze, ha scelto infatti di accodarsi alla narrazione colpevolistica diffusa in Italia dall’attuale establishment politico e dai suoi canali propagandistici. Un moralismo che denota scarsa empatia e scarsa intelligenza e che stona ancora di più se si considera che arriva da un privilegiato, rappresentante di una casta tra le più privilegiate.
Un errore anche “strategico”, quindi, capace di esporre lui e la Chiesa alla reazione di quel popolo che ogni giorno vive sulla propria pelle i problemi causati dalle restrizioni.
Per un attimo, il pontefice argentino ha dato l’impressione di essersi trasformato in certi prelati francesi del secolo XVIII.
Ad oggi non c’è motivo di pensare che l’esplosione mediatica del caso “variante inglese”, a mesi di distanza dal suo esordio ma proprio in concomitanza con l’arrivo dei vaccini, sia qualcosa di più di una coincidenza. Tuttavia, la portata degli interessi in gioco in una crisi di questo genere, la sua complessità, l’influenza dei soggetti coinvolti e il ricorso, da parte dei media e delle istituzioni di tutto il mondo, di formule ambigue quali “nuova normalità”, “parvenza di normalità”, “simulacro di normalità”, del virgolettato per la parola normalità, ecc (tutto ciò riferito alla fase post-Covid), suggeriscono di mantenere sempre e comunque attivo il senso critico. Non si tratta, si faccia attenzione, di “complottismo” (come vorrebbe suggerire una certa propaganda di tipo agitativo) ma di semplice ragionevolezza.
In questi giorni, gli esponenti di spicco del movimento d’opinione più “rigido” rispetto all’emergenza Covid (Burioni, Bucci, Galli, ecc) stanno bacchettando la stampa italiana per l’irresponsabile sensazionalismo sulle fisiologiche problematiche legate ai vaccini e sulla presunta “variante inglese” (il solito Crisanti sembra invece fedele alla sua narrazione ansiogena).
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, dal momento in cui tanta solerzia sarebbe stata gradita e necessaria anche prima, quando giornalisti, opinionisti e virologi “da salotto” profetizzavano sciagure senza alcuna base scientifica, aggiungendo caos al caos, panico al panico.
La cattiva informazione, e non importa se motivata da interessi economici, politici o causata da semplice ignoranza, è un male per l’intera comunità, i cui effetti sono destinati a ripercuotersi su tutti, presto o tardi e in un modo o nell’altro.
“Avresti preferito Salvini?” “Immagina e ci fosse stato Salvini”; questi sono, più o meno, i “refrain” con cui i sostenitori della maggioranza giallo-rossa (ad ogni livello) rispondono alle critiche sull’operato del governo nella gestione dell’emergenza sanitaria. Parenti stretti di quell’ “allora il PD?!” tanto in voga tra i grillini prima dell’alleanza con i dem.
Si tratta, nello specifico, di una forma di divagazione che fa capo alle tecniche dell’ “argomento fantoccio”, utilizzata per togliersi da una situazione difficile mettendoci l’interlocutore/avversario, e della “falsa dicotomia” (o “falso dilemma” o “fallacia della falsa scelta”), per cui l’unica alternativa alle soluzioni del Conte II ed alla narrazione ancora dominante sarebbe Matteo Salvini.
Entrambe poggiano, a loro volta, sulla tecnica della “ripetizione” e su quella della “semplificazione” (il leader del Carroccio non rappresenta l’intero centro-destra, non è la sola alternativa all’attuale maggioranza e non è comunque detto non saprebbe gestire meglio la crisi).
Come tutte le divagazioni, anche questa tradisce ad ogni modo insicurezza e fragilità argomentativa, perché invece di replicare punto per punto e con lucidità si reagisce attaccando, spostando il focus del discorso, cambiando discorso. Usarla è, insomma, un’implicita ammissione di resa.
La Germania non sta imponendo un “lockdown” rigido o più rigido delle restrizioni italiane, come non lo stanno facendo altri paesi europei (né adesso né prima).
Allo stesso modo il Re di Svezia, S.M Carlo XVI Gustavo, non ha mai sconfessato il modello scelto dal suo Paese. Non ne avrebbe neanche motivo, lui, se si considera che ad oggi la Svezia è al 34esimo posto per numero di contagi e al 23esimo per numero di morti in rapporto alla popolazione (nelle monarchie il sovrano è la massima autortà morale, dunque stava parlando in quella veste, dolendosi per le vittime*)..
Ciononostante, il debunking italiano, attentissimo a smascherare “fake news” o anche solo minime imprecisioni capaci di ledere la reputazione di una Laura Boldrini, di un Piero Angela, di partiti come il PD o di organismi come la UE, sembra tacere, come sta facendo da marzo su ogni falsa notizia a danno degli stati che hanno optato per misure più bande nell’affrontare l’emergenza sanitaria o sulle “bufale” riguardanti nuove restrizioni in questa o in quella zona del mondo.
Come insegnava già Tucidide, è inevitabile che il racconto rifletta il punto di vista dell’osservatore e dell’autore, ma chi si proprone quale baluardo della verità fattuale, così com’è e contro la manipolazione, dovrebbe cercare con tutte le sue forze di mantenersi lucido e indipendente. Altrimenti non sarà che un propagandista, al pari di quegli stessi soggetti che combatte. E il debunking selettivo è, di per sé , una forma di propaganda.
*per chi non conosce il funzionamento delle monarchie e i loro principi ispiratori è molto difficile capire certi atteggiamenti e certi rituali. L’istituzione monarchica è spesso bersaglio di semplificazioni e banalizzazioni ideologiche, che fanno torto alla verità.
“La promessa del vaccino contro Covid-19 a dicembre è un’illusione politica”; così titolava “Wired” (testata non nuova ad un certo sensazionaismo sul Covid) il 27 ottobre 2020.
Era più o meno dello stesso avviso il Prof. Roberto Burioni, che sempre a ottobre liquidava come prese in giro le ipotesi, fatte da Conte, sull’arrivo del vaccino entro fine anno.
Chi conosce la geoplitica, perché l’ha studiata e/o perché lavora nel settore o con il settore (Burioni è un medico e l’autore dell’articolo sopracitato è un laureato in Fisica), sapeva e sa invece che se capi di governo, di Stato e importanti istituzioni occidentali si spingono a fare dichiarazioni di questo genere è per il fatto che hanno avuto luce verde dalle case farmaceutiche e dai servizi di sicurezza dei loro paesi e di quelli dei loro alleati.E’ infatti di queste ore la notizia che il via libera alle vaccinazioni per l’Europa è stato fissato al 27 dicembre.
Negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Russia, in Cina e in altri paesi si vaccina già.
Due esempi quelli menzonati, purtroppo tra i tanti, della maldestra comunicazione (a tutti i livelli) in questi mesi, una vera emergenza nell’emergenza. A parziale “discolpa” del Prof. Burioni va comunque detto che si è dimostrato capace di autocritica, molto più di altri.
Sugli spazi social di un’importante realtà del debunking italiano con cui collaboriamo, abbiamo postato un articolo che parlava dell’aumento della depressione e delle tendenze suicide tra gli adolescenti, a causa delle restrizioni e delle chiusure. Come (purtroppo) spesso avviene, molti hanno commentato accusando quei ragazzi di essere viziati, superficiali e di farsi “pippe mentali”, invitandoli ad “andare a lavorare”.
Ciò he rende queste persone non solo odiose ma soprattutto pericolosissime, esattamente come chi sta prendendo parte alla colpevolizzazione del cittadino, è il fatto che a motivarle non è (o non è solo) la mancanza di empatia, ma il fanatismo politico. Pur di difendere un governo o il tal partito, dai quali tra l’altro non ricavano nulla, sono cioè disposte a passare sopra persino alla sofferenza più estrema dei ragazzini, magari dell’età dei figli e dei nipoti. Loro, che dicono di voler proteggere i “nostri nonni” e che hanno la presunzione di collocarsi dalla parte dei “buoni” e del giusto.
Non è dunque azzardato pensare che in una situazione eccezionale e straordinaria, avendo la facoltà e la libertà di disporre della vita dell’Altro, dell’Altro da loro, questi individui sarebbero capaci di tutto, come gli aguzzini delle Ardeatine o di Srebrenica. Il copione è, ahinoi, già noto.
Gli “agit-prop” del Regno delle Due Sicilie, famoso per il suo carattere oscurantista e repressivo, erano soliti dire che quanto più “ciucci” (asini) erano gli altri, tanto più “dottori” erano loro. Una massima che, purtroppo, non valeva e non vale solo per il defunto Stato borbonico.
In un Paese come l’Italia, in testa alle classifiche sull’analfabetismo funzionale e in coda a quelle sul numero di libri letti e acquistati, un Paese dove si studia poco e l’insegnamento è ancora nozionistico, in cui la dimestichezza con le lingue straniere resta scarsa, è facile far credere che la causa dei contagi di dicembre sia delle “movide” di giugno, è facile far passare per autentiche le foto di assembramenti creati con gli artifici della prospettiva, è facile far credere che la Germania stia adottando un lockdown draconiano, è facile presentare le vacanze e lo shopping come attività al limite della sovversione (benché autorizzate e incoraggiate dal governo), è facile disinformare.
E’ facile, insomma, dare ad intendere che la colpa non sia dei colpevoli (il virus e le istituzioni inadempienti) bensì delle vittime (noi cittadini, la prima linea).
Quello che resta da capire è se certi tagli all’istruzione, del passato e del presente, dipendano e siano dipesi da semplice superficialità e incompetenza gestionale e basta o magari anche dalla volontà, precisa e lucida, di mantenere la gente al di sotto della soglia della consapevolezza e priva di adeguati strumenti critici e di filtraggio, così da controllarla e gestirla meglio.
Erano quelli della “fantasia al potere”, sognavano una rivoluzione che rendesse il mondo migliore e più giusto, e poi sono finiti a demonizzare e umiliare il cittadino comune, il “popolo”, il “quarto stato”, colpevole solo di voler vivere, per quanto possibile. Colpevole di voler godere di un po’ di calore familiare, sotto le feste e durante le vacanze. E tutto questo per difendere una rendita di posizione, il governo o il tal partito. Una metamorfosi triste, che nemmeno l’Orwell più fantasioso avrebbe forse potuto immaginare.