Nel momento in cui l’alleanza giallo-verde è venuta meno, a Renzi s è presentata un’occasione ideale per inserirsi in un nuovo governo con un ruolo di primo piano. Da qui, la scelta di appoggiare il Conte II e poi quella della rottura con il PD.
Se si limiterà a godere della quota di “royalties” che spetta a lui e Italia Viva, mantenendo un basso profilo ed un comportamento istituzionalmente corretto, potrà tentare di ricostruire (per quanto possibile) la propria immagine e lo stesso esecutivo ne guadagnerà, vedendo controbilanciata la componente di sinistra.
Se invece tenterà il ricatto, saboterà il governo e replicherà lo stile guascone e arrivista che lo ha contraddistinto nel passato, allora andrà incontro ad una catastrofe politica e allo sfaldamento della stessa IV. La sua situazione non è infatti più quella del 2014 e in aggiunta si troverebbe esposto al fuoco di fila di Bruxelles, Francoforte e dei nostri partner internazionali, per i quali il Conte bis è di vitale importanza come diga a Salvini ed al neo-populismo italiano.
La forza competitiva di Renzi si è esaurita e gli unici a non voler arrendersi all’evidenza sono lui e i suoi, inebriati e tratti in inganno dalla comunicazione dell’ex “enfant prodige” di Rignano. Lo “stai sereno” non è più possibile. Né oggi né domani.