L’occidentale privilegiato e quell’amore per ciò che non conosce (per sua fortuna)

I Greci e i Romani dicevano che solo dopo aver soddisfatto i bisogni elementari l’uomo può permettersi di pensare alla Filosofia, alla speculazione (teoria per certi versi ripresa da Maslow ed altri).

Nato e cresciuto nella parte più sviluppata, ricca e democratica del mondo (pur con tutti i suoi limiti e le sue storture), un occidentale non sa cosa significhi vivere in un regime dittatoriale, totalitario o autoritario, non sa cosa significhi vivere in un Paese povero o in via di sviluppo. Può per questo, lui privilegiato in grado di soddisfare abbondantemente e immediatamente i propri bisogni elementari, cogliere solo gli aspetti più romantici e nobili (ve ne sono comunque) di quei modelli, coltivando, rigorosamente a distanza di sicurezza e dalla propria “comfort zone”, un’idea di essi che è disancorata dalla realtà e dall’oggettivo.

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Il cavallo di Troia “internazionalista” dall’Estonia al Donbass

Nel 1989, il Soviet Supremo dell’Estonia bocciò all’unanimità, su richiesta del locale “Fronte Popolare”, il progetto di rifoma costituzionale gorbacioviano. Il pollice verso fu dunque anche dei rappresentanti delle minoranze russa, bielorussa e ucraina. Nella stessa seduta, il parlamento estone si espresse inoltre sulla dichiarazione di sovranità di Tallin-Eesti all’interno dell’URSS.

L’oggetto del contendere erano gli emendamenti alla costituzione brezneviana del 1977, con i quali lo Stato centrale aumentava il proprio potere in materia economica, fiscale, ambientale e per quel che riguardava le libertà civili e gli interventi di carattere repressivo.

Un altro problema era la nuova legge elettorale, che di fatto avrebbe escluso le formazioni identitarie dal Congresso dei Deputati del Popolo poiché i nuovi eletti sarebbero stati scelti dal PCUS e dalle organizzazioni di massa.

Per indebolire il “Fronte Popolare” estone e destabilizzare i movimenti patriottici locali (descritti come fascisti, nazisti e sciovinisti), il Kremlino decise allora di creare un “Fronte Internazionalista” composto tuttavia dai soli cittadini di etnia slava o non-baltica. Un escamotage che Mosca avrebbe usato anche in futuro e anche dopo il 1991, ad esempio nel Donbass.

Alessandro Boghese, Briatore e gli altri: la voglia di lavorare e la poca voglia di capire

Personaggi come Flavio Briatore, Alessandro Borghese e Tiziana Fausti fanno certe dichiarazioni perché credono di ottenere il plauso del pubblico (a meno che non abbiano dietro qualche grande “suggeritore”). C’è infatti stato un periodo abbastanza lungo in cui i cittadini “comuni” accoglievano con inconcepibile entusiasmo tutti quei provvedimenti e quelle formazioni che toglievano loro diritti e stabilità, facendo gli interessi delle elitès. L’arrivo della crisi li ha riportati alla “ragione”, ma forse qualcuno non se ne sta accorgendo.

Mascherine e 007: per chi suona la campana di San Basilio

L’ipotesi, invero realistica e razionale, che la Russia abbia usato la missione in nostro aiuto durante la prima ondata pandemica come copertura per un’operazione di spionaggio, non scuoterà magari una certa sinistra storicamente indifferente od ostile all’interesse nazionale perché inteso come frutto maligno di una cultura nazionalista e fascista (!). La destra (putiniana), che ama porsi da sempre come vessillifera del patriottismo, dovrebbe invece riflettere sulla reale natura delle intenzioni russe nei confronti dell’Italia.

Non è poi da escludere che certe minacce di rivelazioni scottanti servano a “richiamare all’ordine” qualcuno tra quei politici, partiti, funzionari, giornalisti, accademici e intellettuali al soldo del Kremlino, pratica peraltro nota e diffusa fin dai tempi degli zar.

Una penna per Jack Sparrow

Mentre sta finendo di inchiodare Amber Heard sulle foto ritoccate per simulare un’aggressione da parte dell’ex marito, l’avvocatessa Camille Vasquez chiude la penna con un gesto brusco, secco, che fa rumore. Una sottile e micidiale tecnica comunicativa-persuavia con cui ha voluto simulare un fendente, una cesura. Un “trucco” efficacissimo, come peraltro è un trucco l’ormai celebre sopracciglio alzato di Carlo Ancelotti (benché le finalità siano diverse).

Suggestioni tattiche

Le armi nucleari tattiche e a basso rendimento nascono durante la Guerra Fredda e ne sono una conseguenza peculiare. Il loro scopo principale era ed è infatti bloccare l’avanzata delle forze nemiche, in caso di sfondamento. Dal momento in cui l’Ucraina non ha le capacità per minacciare l’integrità territoriale russa, e nemmeno la volontà di farlo, il ricorso a quel tipo di soluzione da parte di Mosca è quindi, anche per questo motivo, illogico e dunque impossibile. Chiunque sostenga il contrario è poco informato oppure sta cercando di mettere in atto delle operazioni di pressione psicologica (PsyOps).

Dmitrij Medvedev e l’inganno dei missili

Missili capaci di colpire in profondità la Russia non servono all’Ucraina, semplicemente perché l’obiettivo dell’Ucraina è solo quello di difendersi dall’aggressione putiniana e riconquistare i territori occupati dalla Zeta. Questo è il motivo per cui Washington non ha fornito a Kiev gli Mlrs e gli M142. E Medvedev lo sa bene.

Allora, dov’è il senso delle parole di qualche giorno fa dell’ex presidente russo?

Di nuovo, cercare di spaventare l’opinione pubblica “avversaria” ricorrendo allo spettro nucleare* (Medvedev sa altrettanto bene che il suo Paese e gli alleati verrebbero distrutti qualora gli USA e la NATO dovessero considerarli una minaccia concreta e imminente) e accreditare la Russia come una potenza capace di allarmare e far retrocedere il presidente degli Stati Uniti d’America.

*PsyOps, operazioni di pressione psicologica. Qui sotto forma di “grassroots propaganda” (propaganda diretta all’uomo “comune”, ovvero al “grass”, il prato, la base)

La gallina e l’uovo avvelenato: quello che non vede chi si oppone alle misure contro la Russia di Putin

Se fossimo certi che l’intenzione di Putin sia fermarsi all’Ucraina, in nome del cinico pragmatismo della realpolitik potremmo anche pensare di lasciargli campo libero, non andando oltre una condanna formale. Lo abbiamo già fatto.

La politica estera di Mosca dal 2008, le dichiarazioni di Putin, Medvedev, Lavrov, Peskov e di personaggi vicinissimi al Kremlino quali Dugin o Cirillo I, e quelle di Xi Jinping, mostrano invece come la Russia nutra l’ambizione di riconquistare la “grandeur” perduta, anche mediante la (ri)conquista di porzioni dell’ex URSS (non vanno altresì dimenticate le mire di Pechino su Taiwan), e di creare un nuovo ordine mondiale che veda l’Occidente ridimensionato, se non proprio marginalizzato, a vantaggio di un asse di paesi non-democratici.

Chi considera le misure di contenimento anti-russe lesive dei nostri interessi nazionali, compie quindi (in buona fede?) un ragionamento che non va oltre il breve periodo. Al contrario, è proprio lasciando fare alla Russia, alla Cina e ai loro sodali e satelliti, che i nostri interessi, particolari e “di blocco”, verrebbero compromessi.

Putin ha mostrato inoltre di saper interferire massicciamente e massivamente nella politica interna italiana, colpendo e minando la nostra sovranità a proprio vantaggio; abbandonare il fronte atlantico per diventare pedine di un regime autoritario del Secondo Mondo non sarebbe pertanto un grande affare, non sarebbe una mossa né morale né lucida.

Aborto: la Corte Suprema e la doppia morale dei “progressisti”

È assai singolare scandalizzarsi per la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti (che non ha abolito l’aborto ma solo rimandato la decisione ai singoli stati, la maggior parte dei quali abortisti) e poi esaltare l’ultraconservatrice Russia di Putin e Cirillo I o, peggio ancora, fare del relativismo culturale per giustificare certe pratiche contro le donne nei paesi musulmani ed extra-occidentali (“è la loro cultura”; anche la Mafia, ricordiamolo, è una cultura, anche il Nazismo lo era).

Quella banalità pelosa dietro la tonaca di Bergoglio

Per quello che è il suo ruolo, per ciò che è e rappresenta, Papa Francesco non può che invocare la pace*, “senza se e senza ma”. Al laico, al politico, toccano invece, com’è ovvio, elaborazioni diverse, ben più pragmatiche ed articolate.

Sostenere che dovremmo prendere ad esempio il pontefice, che dovremmo usare lo stesso approccio del pontefice alla crisi russo-ucraina, è quindi particolarmente ingenuo o particolarmente scaltro.

Nel secondo caso si tratterebbe infatti di un escamotage persuasivo tipico della propaganda, più nel dettaglio delle tecniche della “semplificazione” e, soprattutto, della “garanzia” (usare la testimonianza di una figura di indubbio prestigio e/o ritenuta super partes per legittimare le proprie posizioni).

*lo stesso principio dovrebbe valere, in linea teorica, per Cirillo I