Se la comunicazione del centro-destra si basa quasi sempre sui programmi e su tematiche di natura contingente (questo a prescindere dal giudizio che se ne vuole dare), escludendo la pandemia, fenomeno peraltro eccezionale e transitorio, la comunicazione e l’attenzione della sinistra sembrano invece orientate quasi soltanto su Matteo Salvini.
Ogni sua dichiarazione, ogni suo post sui social ed ogni suo scatto provocano infatti una catena di reazioni critiche , stizzite, violente e sarcastiche, negli avversari. Il leader del Lega sembra cioè l’oggetto di un’ossessione che va oltre le logiche del dualismo politico, come ieri lo fu Silvio Berlusconi. E proprio come ieri, la sinistra rischia di cadere in un errore marchiano, regalando visibilità al capo del Carroccio (quello che cerca) e favorendo una narrazione vittimistica che lo vuole bersaglio dell’odio.
Non è da escludere che dietro questo atteggiamento vi sia ancora il “trauma” storico legato al Ventennio, per cui la figura “forte”, il leader cosiddetto “agentico”, viene associato all’immagine e al ricordo del Fascismo (accadeva anche con il già citato Berlusconi e persino con Renzi), oltre un’intolleranza, qui eredità della pedagogia marxista e della Scuola di Francoforte, verso le tecniche della comunicazione propagandistica.