Le polemiche che hanno accompagnato la visita in Italia del leader iraniano Hassan Rouhani hanno visto anche il rifiorire del dibattito sulla civiltà iraniana e sulla sua storia.
In particolare, come reazione alle critiche al regime di Teheran, il movimento terzomondista (e, più in generale, anti-atlantico) ha rispolverato l’antica memoria dell’impero persiano (quale, dei sei?) per disinnescare le accuse nei confronti della teocrazia iraniana, rea di sopprimere e negare i più elementari diritti, civili come umani.
A questo proposito è bene ricordare come l’attuale Iran sia abitato soltanto per il 50% da Persiani , mentre la restante quota demografica viene ripartita tra Curdi, Azeri, Luri, Baluci, Turkmeni, Arabi, Turchi, Qashqai, Bakhtiari e nomadi. Ancora, se con la civiltà persiana si vuole intendere e indicare l’era achemenide (559 ac – 330 ac), ovvero il periodo di maggior splendore nella parabola storica della regione, non si potrà fare a meno di rilevare l’assoluta incompatibilità tra il modello creato da Ciro e quello che attualmente regola la vita dei cittadini iraniani; ben più tollerante dei regimi precedenti, e in particolare di quello assiro, l’Impero archemenide, infatti, non solo promosse una osmosi con le culture assoggettare (l’arte persiana si avvalse delle conoscenze degli ex nemici) ma, soprattutto, tutelò le loro identità religiose (nell’Iran di Rouhani per il non musulmano è prevista invece la condanna a morte).
Le rivoluzioni islamiche furono percepite dal segmento ideologico anti-atlantico e terzomondista come una riscossa identitaria capace di spezzare le catene del neocolonialismo; messo dinanzi al fallimento delle sue aspirazioni idealistiche e alla violenza repressiva dei nuovi regimi, questo movimento d’opinione (in prevalenza collocato a sinistra) si è dunque presto trovato costretto ad allestire dei dispositivi di difesa e risposta; la riesumazione e la rivalutazione degli antichi fasti delle civiltà oggi dominate dalla Mezzaluna è tra questi. Tuttavia, in ultima analisi e al di là di qualsiasi ricognizione storiografica, ogni accostamento tra la realtà attuale e strutture risalenti a migliaia di anni fa non potrà che dimostrare tutta la fragilità di questo modus operandi.