
Le grandi epidemie e pandemie del passato hanno quasi sempre determinato grandi cambiamenti a livello ecocomico e politico, spesso irreversibili, negativi come positivi. E’ ad esempio il caso della peste del ‘300, che tra le sue conseguenze ebbe l’ascesa dell’allevamento (cominciando a cibarsi di carne le popolazioni europee migliorarono anche le loro condizioni fisiche generali), una ridefinizione dei rapporti tra contadini e padroni ed un rilancio generale dell’economia, elementi che contribuirono al declino del feudalesimo e all’affermazione di quel periodo di crescita che sarà l’Umanesimo Rinascimentale.
Nell’altra parte del mondo, le ondate di vaiolo, morbillo, peste, influenza, salmonella, scarlattina, varicella, ecc, accelerarono la fine dei grandi imperi precolombiani.
La paura, l’ansia e le misure estreme di distanziamento e confinamento hanno invece sempre favorito la sfiducia tra le persone e il deterioramento dei rapporti umani, ad ogni livello. Una “coazione a ripetere” tra le più tristi e nefaste. Come a tal proposito scriveva Boccaccio nel “Decamerone”, «e lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano: era con sì fatto spavento questa tribulazione entrata ne’ petti degli uomini e delle donne, che l’un fratello l’altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano. »
Se, tuttavia, i mutamenti che interessavano più specificatamente l’economia e i sistemi produttivi si sono dimostrati di lunga durata, quelli sociali e psicologici, no. O, per essere più precisi, quella diffidenza tra gli uomini, quella paura dell’Altro sopra descritte, hanno ogni volta teso a scemare fino a scomparire, a poco a poco, con il declino del fenomeno epidemico o pandemico.
Sempre a proposito della peste del ‘300, ecco infatti cosa scriveva lo storico e cronista Matteo Villani (1283 – 1363 ): «Trovandosi pochi, e abbondanti per l’eredità e successioni dei beni terreni, dimenticando le cose passate come se state non fossero»
La stessa Spagnola, il contagio più grave di ogni epoca con un numero di morti che va dai 50 ai 100 milioni, è d’altro canto passata alla memoria come la “pandemia dimenticata”.
Chi parla di “nuova normalità”, volendo intendere (o volendo sperare?) che anche dopo la fine dell’emergenza Covid resteranno in vita gli odierni dispositivi di distanziamento e il timore del prossimo, che, in buona sostanza, la società come l’abbiamo conosciuta sia ormai irreversibilmente stravolta con tutti i suoi usi e costumi sociali e millenari, con lo stesso concetto di stare insieme riesaminato e corretto, non fa dunque i conti con la Storia e con quelli che sono comportamenti e bisogni naturali dell’uomo, animale sociale per definizione.
La normalità tornerà, presto, com’è sempre tornata. Per fortuna.