L’entusiasmo venuto a crearsi con i grandi sommovimenti che tra il 1989 e il 1992 rivoluzionarono in senso democratico il mondo, indusse l’opinione pubblica europea e occidentale a cullarsi nell’idea di “un’inerzia positiva che annullasse le distanze e le differenze tra Stati nazionali, popoli, religioni” (C.Jean).
La guerra civile nella ex Yugoslavia socialista rappresentò tuttavia il brusco risveglio da questa trama onirica irrazionale, l’incontro-scontro con una realtà ben diversa da quanto immaginato sull’onda delle primavere dell’Est e dell’utopia gorbacioviana.
La bomba legata all’immigrazione di massa non è, dunque, che una delle molteplici conseguenze di quel “new order” in cui l’Europa occidentale è stata proiettata dopo la fine della Guerra Fredda; a stupire, invece, l’approccio ancora maldestro delle masse e dei governi a questo (ultraventennale) stato di cose.