Astuzie e banalità della comunicazione

A proposito dell’incriminato post di abiura nei confronti dei senatori Cioffi e Buccarella, c’è un frammento della comunicazione utilizzata da Grillo, in quel passaggio, che a molti è sfuggito: il tipo di foto scelta a cornice del pezzo. Si vede una vecchietta, vestita con abiti laceri e sciatti, china nel raccogliere pomodori da una cassetta al mercato. Non è e non ha voluto essere una scelta casuale; quella dell’anziano, infatti, è un’immagine utilizzata in larga misura dalle forze a trazione populistico-demagogica, molto spesso collocate a destra (prediletta, ad esempio, dal Fascismo, dall’ FPÖ heideriano e dalla Lega), per evocare la tradizione, il passato e l’identità di cui il vecchio è, per l’appunto, simbolo, sinonimo ed inviolabile custode, nella sua fragilità. Calata in quel contesto, la foto di una donna anziana e povera voleva suggerire la “minaccia” rappresentata dai migranti alla nostra identità, “minaccia” forse già concretizzatasi e palesatasi perché la poveretta si trova proiettata in una condizione di grave indigenza. Ma non solo. C’è un altro messaggio, anch’esso peculiarità delle piattaforme populiste: il “benaltrismo”. Scopo di Grillo ed i suoi “agit prop” è stato infatti anche quello di segnalare (ben) altre urgenze, appunto lo stato di disagio economico e sociale dei “nostri veci” (per usare un’espressione cara alla Lega,) rispetto ai problemi umanitari legati all’immigrazione.

Pubblicità

Anna Lindh e la lezione svedese che arriva fino a Lampedusa

La socialdemocratica svedese Anna Lindh fu non soltanto una delle figure di maggior prestigio nel panorama politico del suo Paese ma anche in quello continentale. Nel 2001, infatti, Lindh, già deputata, già ministra e già eurodeputata, venne eletta alla presidenza del Consiglio d’Europa, posizione nella quale si distinse per essere riuscita ad evitare un conflitto armato durante la crisi tra Kosovo e Macedonia. Qualche anno più tardi, nel 2003, uno squilibrato di origine serba, tal Mijailo Mijailović, la pugnalò a morte, mentre faceva shopping in un supermercato senza la protezione dello Stato. Pochi giorni dopo si svolsero in Svezia le elezioni sull’ingresso del Paese nell’Euro, e la fazione della Lindh, favorevole alla moneta unica, perse. In molti altri paesi, l’ondata di shock ed il conseguente pathos emotivo scatenato da un evento di simile gravità e portata avrebbero condizionato gli elettori, orientandoli, in una sorta di comunione umana prima ancora che politica e ideologica, verso le posizioni che furono della Lindh. In Svezia, no. Non accadde. Peculiarità di una democrazia che voglia definirsi evoluta e matura è anche il saper resistere alle pressioni dell’istintualità, alle pulsioni emozionali del momento, al ventralismo più cangiante e multiforme. Il trauma collettivo per quanto accaduto a largo di Lampedusa non deve trascinarci verso decisioni d’impulso, dettate da un’incoscienza momentanea, da una siesta della consapevolezza razionale; se, infatti, è vera e innegabile l’irricevibilità di alcuni aspetti della Legge Bossi-Fini, altrettanto vero ed innegabile appare il limite di assorbimento del nostro Paese ai flussi migratori, soprattutto in un segmento congiunturale tanto sfavorevole come quello che stiamo vivendo. L’Italia non è le Americhe del XIX secolo e sarebbe un errore ed un dramma aprire le porte quando non si può o illudere il disperato che questo sia fattibile. Ragione, contingenza e non ultima la nostra posizione geografica tanto delicata per il caso di specie non possono che indurci a più ponderate riflessioni. P.s: ci si batta, piuttosto, per una maggiore inclusione della UE nei processi decisionali riguardo il problema, ma non si ceda il passo al populismo ed alla demagogia. Sono armi a doppio taglio ed assist ai razzismi.

Oops!

In uno dei passaggi della sua abiura internetica dei senatori Maurizio Buccarella e Andrea Cioffi che ieri hanno presentato un emendamento per l’abolizione del reato di clandestinità, Grillo si è così espresso:

“Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l’abolizione del reato di clandestinità l’M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico”.

Si tratta di un frame molto importante, quasi sicuramente di un “lapsus freudiano” del comico genovese, sfuggito alle maglie della rigida disciplina della comunicazione politica così come alla gran parte dei suoi simpatizzanti. Si, perché Grillo ha sostanzialmente detto ed ammesso di far politica con l’occhio agli umori (e al ventre) dell’elettorato; nulla di male, intendiamoci. Fa parte del sistema e delle sue dinamiche. Se non fosse, però, che il M5S è nato e si è sviluppato proponendosi come “turning point” rispetto alle piattaforme tradizionali, come una forza genuina fatta di gente genuina e disancorata da quelle vecchie logiche tornacontiste peculiarità, per l’appunto, della “vecchia” politica, quella delle “kaste”. Il leader genovese sa molto bene che quasi la metà dei sostenitori del Movimento ha dimora ideologica nel centro-destra, e non vuole perderli sconfessando l’astuta e produttiva linea strategica formulata sula trasversalità fin ora adottata.

Il politically correct delle tragedie

“Se sapessi con sicurezza che c’è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo” – Henry David Thoreau

Alcune testate nazionali stanno evidenziando il fatto che più della metà dei morti nel naufragio lampedusano appartengano al genere femminile. Sono donne. La restante porzione non è che un numero, una statistica, un’ombra non degna di nota. Vite, sofferenze, congiunture di emozioni che valgono, si, ma che valgono meno. O così sembra. Il politically correct si esprime, in questa come in altre occasioni, nella sua declinazione meno nobile e più ottusa; attraverso una politica falsamente compensatoria e risarcitoria, infatti, non soltanto viene fatto torto al genere umano, incapsulandolo in gerarchie qualitative criterizzate sull’identità biologico-genetica (secondo la traiettoria del Nazismo e del razzismo classico) ma viene fatto torto anche allo stesso genere femminile, implicitamente dipinto come più debole, più pavido, meno adatto ad affrontare il pericolo, in questo caso proveniente dal mare. Il nuovo si dimostra quindi permeato di antico, anzi, di primitivo. Due volte.

Fede pagana e autodafé della ragione

La girandola delle interpretazioni torna a scagliare l’evento infausto nel limbo del caos più rutilante e sguaiato. Questo avviene quando il “furor ideologicus”, la scarsa padronanza delle dinamiche congiunturali alla base di un accadimento e il politicamente corretto nella sua accezione più castrante e primitiva usurpano il ruolo che è o dovrebbe appartenere alla ratio ed al buonsenso civile. Se, infatti, da un lato va posta fuori dal perimetro del dubbio e dall’equivoco dell’interpretazione la responsabilità dell’Occidente (ma non solo) in tragedie come quella lampedusana, e questo a causa di uno sfruttamento radicale e massivo del continente africano messo in pratica fin dall’antica Roma, dall’altro appare innegabile la colpa di popoli e paesi irriducibilmente ancorati all’odio etnico-tribale (in molti casi si tratta di stati-non nazione), all’estremismo religioso (specialmente da quando la formula islamica ha assunto dimensioni maggioritarie), ideologico e totalmente privi di connessioni storiche alla prassi democratica. Settorializzare e dividere la questione nell’emisfero del bene ed in quello del male, significa operare una virata di tipo razzista, in entrambi i casi. Non c’è differenza, infatti, tra il pregiudizio classico-biologico, peculiarità dell’identitarismo fascista, e quello di reazione, compensatorio, vessillo di un certo pensiero “progressista”. Chi punta il dito contro l’Occidente, in modo assoluto, qualunquistico e demagogico (penso ad uno Stella) e contro un’Italia da sempre contraddistinta da un profondo spirito solidaristico, non solo consegna carburante alla macchina dell’odio ma non fa, ab imis, il bene di chi si propone di aiutare.

Mi sia consentito uno sconfinamento nella semplificazione: quanti, tra i santi inquisitori del mondo occidentale, si adoperano , nella vita reale, per soccorrere ed aiutare gli sventurati del Terzo Mondo oppure gli “ultimi”, lato sensu?

Lampedusa e gli ombrellai abruzzesi sull’Oceano Atlantico, tanto tempo fa..

Ogni abruzzese, vecchio come giovane, porta con sé la memoria dell’emigrazione. E’ come un’ombra dai tratti mitologici, un’ombra che ti accompagna fin dalla più tenera età, fatta di fotografie antiche ritoccate con la tempera, bauli sciupati carichi di ricordi di lande lontane e parenti o amici di una volta ogni tanto, con un vocabolario variopinto di incertezza..

Ricordo una festa di paese, tanti anni fa, in cui veniva rappresentato il ritorno di un emigrante. L’attore arrivava con una valigia carica di cose che i suoi bambini guardavano con occhi sognanti: fazzoletti colorati, biglie, fogli di giornale..tutti oggetti che non servivano a nulla. Per molti, era proprio così.