Appunti di comunicazione – Il sistema “contro“ il sistema: il caso UDC

( di CatReporter79)

Nel 2009 e nel 2010 il partito svizzero dell’ UDC*, storica forza della destra populista rossocrociata, si fece promotore di due referendum molto discussi, poi approvati dagli elettori: uno, quello del 2009, chiedeva l’inserimento nella Costituzione federale del divieto di costruire nuovi minareti (art. 72 c.3) mentre l’altro, quello del 2010, chiedeva l’espulsione degli stranieri colpevoli di reati o che accedevano in modo fraudolento alle prestazioni del sistema welfare.

La particolarità delle due iniziative fu che i loro ideatori, appunto l’UDC, fossero una forza di governo (nonché la prima del Paese) stabilmente nell’esecutivo federale secondo la cosiddetta “formula magica”** , quando allo stesso tempo proprio il governo di Berna si opponeva ai due disegni referendari.

Come fa notare il Prof. Gerotto in un suo studio sula Svizzera, l’UDC si comportò, e non è stata la prima volta, come un partito di opposizione a tutti gli effetti pur incarnando a tutti gli effetti l’establishment. Il dentro-ma contro non è, tuttavia, una prerogativa del caso elvetico bensì un “modus operandi” tipico forze e dai leader di matrice populista per difendere la loro “alterità” agli occhi dell’elettorato.

Altro esempio in questo senso è il cosiddetto “outsider tattico”, cioè il politico che sceglie di giocare il ruolo di outsider a scopo propagandistico pur essendo parte integrante del “sistema” (Trump, Berlusconi, De Gaulle, Corbyn, ecc)

*Unione Democratica di Centro , fondata nel 1971

**la ripartizione dei seggi tra Partito Socialista Svizzero, Partito Popolare Democratico, Partito Liberale Radicale e l’Unione Democratica di Centro.

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Le insidie dell’antipolitica-Cosa ha realmente detto il Capo dello Stato e perché ha ragione.

Nelle società libere, la politica non è soltanto un strumento della democrazia, ma il suo scheletro stesso, la sua linfa vitale. E’ grazie alla politica, infatti, che il cittadino si manifesta, è rappresentato, ha voce, visibilità. Esiste.

Colpire la politica, in modo orizzontale, qualunquistico, azzerante, incapsulandola in uno sbrigativo binomio con il malaffare, significa dunque colpire la democrazia nei suoi punti vitali, significa voler sostituire allo stato diritto un regime delle pulsioni, delle emotività, dell’Es nietzschano nella sua declinazione più belluina.

Giuste e condivisibili, quindi, le affermazioni di Giorgio Napolitano (“antipolitica patologia eversiva”), che non volevano colpire il dissenso in quanto tale bensì mettere in guardia dai pericoli di un rigetto dei partiti e della rappresentanza nelle sue forme più mature e consolidate.