Tra Storia, “spin” e comunicazione -Quando Marx e Lenin si perdono nell’asterisco egualitario (mentre Ezra Pound ringrazia)

( Di CatReporter79)

L’incontro (la contaminazione?) con il movimentismo ha determinato uno slittamento delle sinistre, specialmente di matrice marxista, verso obiettivi e valori percepiti come lontani e distanti dalla classe lavoratrice e dal “proletariato” reali.

L’assegnazione di un ruolo apicale a tematiche come il femminismo, il migrazionismo, il terzomondismo, l’animalismo, l’anti-specismo e l’ecologismo e la conseguente relegazione delle battaglie storiche sul lavoro e i diritti sociali a un velleitarismo ideologico anacronistico e inattuabile, hanno in buona sostanza fatto sentire solo e senza più tutela il loro elettorato tradizionale.

Operai, precari, cassintegrati, disoccupati, cittadini in emergenza abitativa, delle periferie, ecc, si spostano così, in Italia come nel resto del mondo occidentale, verso le destre radicali, sociali e identitarie, maggiormente collegate, almeno nel loro abito propagandistico, alle esigenze dei ceti “autoctoni” in difficoltà.

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Il 4 Novembre e le contraddizioni dell’antimilitarismo italiano. Un ricordo dal passato (recente): i carri armati “olimpici” e l’orgoglio per il nucleare sovietico

Leggo ed ascolto, come ogni anno, polemiche, anche feroci, sulla Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, posizioni che rispetto, pur non condividendole.

Non posso, tuttavia, fare a meno di notare e ricordare come molti di questi antimilatristi battessero le mani davanti alle sfilate dell’esercito Sovietico in Piazza Rossa, con in testa gli ICBM a testata termonucleare multipla, od alle inziative imeprialiste degli eserciti comunisti (Cuba, Vietnam, URSS e RPC ) nei vari scacchieri internazionali.

L’internazionalismo marxiano è un principio lodevole, ma va conosciuto bene.

La severità coerente della storiografia scientifica e la schizofrenia etica degli ideologismi

Ridimensionando, relativizzando o, addirittura, negando la tragedia italiana in Istria, Dalmazia e nella Venezia Giulia (le Foibe e l’esodo forzato dei nostri connazionali) in nome del fideismo ideologico radicale, il mistificatore (nel caso di specie quasi sempre collocato e collocabile nella sinistra massimalista) non soltanto pone in essere una falsificazione del contributo documentale ma cade, inconsapevolmente, nell’incongruenza dottrinale più evidente. Questo perché il comunismo nazionalista, identitario e imperialista promosso da leader quali Tito, Ceaușescu, Hoxha, Castro, Tôn Đức Thắng, ecc, si pone come formula altra ed antitetica rispetto ai principi dell’internazionalismo, dell’antistato e dell’inclusione sviluppati da Marx e da Lenin, rimodellando l’idea di comunità in senso più reazionario ed esclusivistico.

Proprio per aggirare questa inconciliabilità di fondo, l’ultrasciovinista Corea del Nord della dinastia dei Kim ha dato vita a partire dal 1955 allo Juche, una forma di comunismo “autarchico” e depurato dall’elemento internazionale ed ecumenico classico.

Ernesto Guevara de la Serna fu un autentico socialista (ed internazionalista), infatti Cuba e l’URSS decisero di sbarazzarsene, abbandonandolo al suo destino in terra boliviana.

Il IV Novembre e le tante amnesie della destra “nazionale”

Le esperienze ideologiche 900esche ci hanno consegnato la spaccatura immaginifica, sedimentatasi ed ossificatasi nelle nostre strutture culturali più profonde, tra una destra patriottica ed una sinistra antinazionale. Si tratta, però e a ben vedere, di un falso storico, facilmente smentibile dall’osservazione e dallo studio dei processi materiali e filosofici più recenti. Se, infatti, è vero che la sinistra di ispirazione massimalista era ed è portata, in virtù del principio basico dell’internazionalismo marxiano, ad un rifiuto dell’idea di comunità identitariamente organizzata, è altrettanto vero che la restante porzione dell’emisfero “progressista”, nella sua accezione democratica e liberale, non solo ha sempre abbracciato gli ideali della condivisione unitaria ma prende le mosse proprio da quegli uomini e da quei segmenti concettuali che furono anima e linfa dei processi risorgimentali per sfociare, di lì a poco, nella Sinistra Storica e nell’estrema Sinistra Storica. Al contrario, la comunità conservatrice offre e presenta, accanto ad una nutrita pattuglia di ispirazione smaccatamente patriottica, anche un ricchissimo sottobosco antiunitario; da segnalare e da non sottovalutare, altresì, la profonda e preoccupante mutazione culturale che la prima fazione sta avendo per effetto dell’apparentamento politico con la seconda, tradottosi e concretizzatosi nel fiorire di tutta una bibliografia revisionista in senso antirisorgimentale proveniente dagli ambienti ex aenniani ed ex missini un tempo “appaltatori” unici (ed abusivi) degli ideali sciovinisti. Ma non solo: eventi come la prima Guerra Mondiale o le guerre di indipendenza o, ancora, importanti conquiste coloniali come quella di Libia (che segnò l’ingresso del nostro Paese nel club delle grandi potenze), vengono spesso ignorati oppure accolti tiepdiamente proprio dalle destre a vocazione nazionalista-fascista in quanto slegate dalla paternità mussoliniana e, anzi, merito di quell’Italia liberale che l’ex marxista predappiese bollava come “Italietta” e che combatté fino a distruggere, disperdendone le ceneri nell’oblio del trascorso.

P.s: la realizzazione della Repubblica Sociale, entità secessionista e giuridicamente inammissibile perché altra e contraria rispetto alla Stato legittimo delineato nella Brindisi libera da Pietro Badoglio e da Vittorio Emanuele III, è la prova provante dell’aderenza, da parte fascista e vetero-fascista, non agli ideali di “patria” e nazione bensì a quelli mussoliniani e partitici.