(Di CatReporter79).
Se il termine “infotainment” (programma televisivo o iniziativa culturale che unisce informazione e intrattenimento) trova oggi ampia diffusione, la stessa cosa non si potrà dire di “politainment”, nonostante si tratti di un fenomeno comunque legato all’intrattenimento e senza dubbio più importante.
La sempre maggiore popolarità di format come i talk show e l’esigenza di umanizzare l’ immagine, avvicinandola all’uomo comune, hanno obbligato politici e uomini di governo a usare il piccolo schermo, ma più in generale i media, per mostrare anche gli aspetti del loro privato e per mostrarsi in vesti diverse da quelle dell’istituzionalità. Da qui, appunto, l’unione tra “politics” (politica) e “entertainment” (intrattenimento-divertimento)
Molto spesso un’opportunità vantaggiosa, il “politainment” può ad ogni modo rivelarsi dannoso, costringendo il politico ad un controllo continuo del privato e fornendo agli avversari maggiori occasioni per attaccarne la credibilità. L’uso dell’immagine privata è strettamente legato anche allo “storytelling” (“brand story”), la narrazione in chiave eroistica della propria vicenda politica e umana.