Casaleggio, il “complotto” dei dossier e la comunicazione Semi-Passiva

Gianroberto Casaleggio dal blog di Beppe Grillo: “In questo periodo, giustappunto prima delle elezioni, so di dossier in preparazione su di me, sulla mia famiglia e sulla mia società, come già accadde l’anno scorso”. Ancora: “Voglio anticiparli, nelle prossime settimane rilascerò alcune interviste a giornalisti indipendenti (sì, esistono anche se sono una percentuale infinitesimale) e non risponderò a nessuna domanda pubblica tesa a screditarmi”.

Il lavoro del comunicatore si divide e sviluppa, convenzionalmente, in 4 fasi:

Attiva: il comunicatore decide di promuovere se stesso, il suo prodotto o il suo datore di lavoro.

Passiva: il comunicatore si trova costretto a difendersi oppure a difendere il soggetto per il quale lavora o collabora da un attacco esterno, grave ed improvviso.

Semi-Passiva: il comunicatore viene a conoscenza di elementi che, presto o tardi, lo obbligheranno ad una risposta. Tuttavia, non si tratta di un’emergenza, e il comunicatore avrà tutto il tempo di prepararsi ed attuare una difesa razionale ed efficace.

Stabile-Organizzativa: corrisponde alla fase in cui il comunicatore raccoglie, organizza e predispone il suo lavoro, senza vi siano connotati dell’urgenza.

L’intervento di Casaleggio potrà essere assurto a paradigma di quella che è la fase Semi-Passiva; il cofondatore del Movimento 5 Stelle è venuto a sapere di un dossier imminente su di lui (o ne ipotizza la realizzazione, data la prossimità delle consultazioni europee) e allora attiva una difesa di carattere preventivo, prima ancora esploda un attacco reale e specifico. In questo modo, costringerà gli eventuali ideatori del dossier ad accantonarlo o ne depotenzierà notevolmente l’opera propagandistica, privandola dell’effetto sorpresa e facendola passare come una macchinazione.

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Insidie e debolezze della rete

La lezione dell’esperto: Gianroberto Casaleggio

E’ opinione di Gianroberto Casaleggio che il 90% dei contenuti on line sia prodotto da soltanto il 10% dell’utenza, i cosiddetti “influencers”, figure che ispirano, plasmano ed orientano le discussioni e già conosciute dal marketing ben prima dell’irruzione di internet (negli USA, le grandi griffe pagano gli studenti più “popolari” delle scuole superiori per pubblicizzare ed indossare i loro capi, così da indurre all’emulazione i propri compagni). Sempre secondo il “guru” pentastellato, il M5S disporrebbe di 10 di questi strateghi, tutti con un indice Klout superiore a 75 e in grado quindi di condizionare oltre 100 mila utenti ciascuno. L’indice Klout è un “servizio di social network che realizza statistiche sui social media e valuta l’influenza degli utenti attraverso il Klout Score; un punteggio da 0 a 100 viene ottenuto dal grado di interazione dei profili utente di siti popolari di social networking, tra cui Twitter, Facebook, Google+, Linkedin, Foursquare. In altre parole, Klout è l’indice con cui si può valutare quanto si è influenti sui social network grazie all’attribuzione di un indice numerico che è legato ai like che ricevono i propri post su Facebook o ai retweet dei propri tweet” (Benvenuti-Guglielmino).

Il dato non va limitato al solo perimetro del marketing politico ma esteso e sovrapposto a tutti i settori della comunicazione e del mercato. Dalla disamina si evince pertanto l’estrema manipolabilità dell’internauta, acquisizione che cozza con l’idea, ampiamente diffusa, della rete come piattaforma di libero scambio sfrondata da quei vincoli e legacci di tipo orwelliano che caratterizzerebbero, invece, altri strumenti di diffusione e comunicazione, in primis la televisione.

Astuzie e banalità della comunicazione II. Ma con qualcosa in più..

Nel pittoresco (detto senza denigratoria ironia) blog in condominio con Beppe Grillo, l’ex forzista Gianroberto Casaleggio ha inserito una rubrica nella quale raccoglie gli “insulti” finora ricevuti, cosa che ha fatto anche in un libro di recente pubblicazione dal titolo “Insultatemi!”. Anche questo aspetto della comunicazione costituisce una chiave di lettura di primaria importanza del duo pentastellato; Casaleggio, infatti, dimostra di far proprio e di padroneggiare alla perfezione un “must” peculiarità esclusiva dell’ultradestra politica, ovvero il mito, di retaggio nietzscheano-evoliano, dell’eroe solo contro tutti, del superuomo tanto probo, nobile e cristallino da venire escluso, per questo, dalla massa informe, volgare e plebea. Anche la scelta del titolo del libro e la sua identità grafica ne sono la prova: il creativo di Ivrea invita ad insultarlo (con tanto di punto esclamativo) , a colpirlo, a bersagliarlo mostrando il petto impavido, e difatti nel disegno sulla copertina lo si vede “bombardato” da armi d’ogni sorta, dal siluro al mattarello della nonna. “Molti nemici, molto onore”, è il refrain che torna ad essere proposto, con l’ex berlusconiano nella veste di novello Leonida circondato da una cloaca di Persiani-troll dai quali si fende a colpi non più di spada ma di tastiera. Da non sottovalutare, anche se di secondaria importanza, l’opzione vittimistica, anch’essa caratteristica di una certa destra e di facilissima presa sull’elettorato italiano, soprattutto su quello cosiddetto di “faglia”