I “giochi di prestigio” della manipolazione mediatica (I)

Tra i punti di forza della “mis-informazione”, della “disinformazone”* e della propaganda, ci sono anche strategie criptiche e all’apparenza innocue e riconducibili a legittime se non necessarie scelte editoriali. In realtà sono veri e propri escamotage manipolatori, molte volte efficacissimi anche perché difficili da contrastare non essendo visibili.

Vediamone alcuni

1) le “fessure controllate”, ovvero sporadiche notizie/considerazioni che vanno contro il proprio editore o contro una narrazione “mainstream”. Servono a dare l’illusione che il mittente/vettore sia libero e indipendente

2) inserire una notizia in pagina pari o in pagina dispari non è la stessa cosa: statisticamente, quelle in pagina pari saranno più lette rispetto a quelle in pagina dispari

3) una notizia inserita negli angoli superiori della pagina, soprattutto negli angoli di destra, catturerà maggiormente l’attenzione

4) inserire un notizia nel settore “opinioni”, cioè lo spazio degli editorialisti e dei columnist, le darà maggior visibilità e maggior prestigio

5) inserire una notizia di importanza nazionale nelle cronache locali (cittadine, provinciali, regionali) serve a ridimensionarne l’importanza

6) inserire nella sezione esteri una notizia che tocca la vita nazionale serve a dare la percezione riguardi poco o nulla il lettore

7) inserire una notizia di interesse comune e contingente nelle sezioni specializzate e nelle rubriche (Scienza Cultura, Economia, Finanza, ecc), serve a ridimensionarne l’importanza

8) il classico schema “chi”, “dove”, “come”, “quando”, “perché” viene sacrificato a vantaggio del “cosa”, del “chi” e del “come”. Scompare o quasi il “perché”, ovvero lo scenario dentro cui il fatto è maurato, i suoi legami con altri avvenimenti, ecc. Il titolo ha un’importanza preponderante, come “esca”. Così facendo si attira il lettore ma la notizia è offerta in maniera disarticolata

9) “decontestualizzazione storica”, ossia relegare in secono piano e/o omettere gli elementi storici, politici, finanziari, sociali ec, alla base della notizia

10) sistema delle “notizie puzzle”, la voluta dispersione e frammentazione delle cause e delle conseguenze di un fatto, anche qui per disarticolare e distorcere la notizia (il punto 10 e il punto 9 agiscono in sinergia con il punto 8)

Ovviamente e come già accennato, quese tecniche possono essere usate in un senso o nell’altro, per marginalizzare come per enfatizzare una notizia e la sua portata

*Approfondimento

Molto più di una “bufala”: le tre anime della non-verità

Indicate genericamente come “bufale” e/o “fake news”, le informazioni non-vere sono tuttavia un universo composito e vastissimo, strumenti concepiti, sviluppati e veicolati da e attraverso modalità spesso diverse, il ché rende obbligatoria una classificazione molto più articolata e specifica.

Nel dettaglio, sono e andranno fatte rientrare nel campo della:

-mis-informazione (costruite dai singoli, involontariamente o con superficialità, magari per rispondere a bisogni inconsci)

-mal-informazione (la distorsione, la manipolazione e la strumentalizzazione dei fatti, anche reali, ad opera delle istituzioni, che cercano in questo modo di recuperare consenso e popolarità)

-disinformazione (il trarre in inganno deliberatamente, creando una realtà alternativa e fittizia)*

Andando ancor più nello specifico, le tre variabili sono a loro volta legate a:

-una manifestazione psicologica e cognitiva, che investe i nostri modi di creare conoscenza e dare significato al mondo, con le ansie conseguenti

-una dinamica di conoscenza sociale, che tocca i modi di creare comunità o distruggere sodalizi organizzati, con le richieste di riconoscimento derivanti

-una scelta politica e militare, che implica opzioni specifiche nell’applicazione del potere, nella ricerca di interessi, nell’uso o meno della forza (Fontana)

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Insidie e debolezze della rete

La lezione dell’esperto: Gianroberto Casaleggio

E’ opinione di Gianroberto Casaleggio che il 90% dei contenuti on line sia prodotto da soltanto il 10% dell’utenza, i cosiddetti “influencers”, figure che ispirano, plasmano ed orientano le discussioni e già conosciute dal marketing ben prima dell’irruzione di internet (negli USA, le grandi griffe pagano gli studenti più “popolari” delle scuole superiori per pubblicizzare ed indossare i loro capi, così da indurre all’emulazione i propri compagni). Sempre secondo il “guru” pentastellato, il M5S disporrebbe di 10 di questi strateghi, tutti con un indice Klout superiore a 75 e in grado quindi di condizionare oltre 100 mila utenti ciascuno. L’indice Klout è un “servizio di social network che realizza statistiche sui social media e valuta l’influenza degli utenti attraverso il Klout Score; un punteggio da 0 a 100 viene ottenuto dal grado di interazione dei profili utente di siti popolari di social networking, tra cui Twitter, Facebook, Google+, Linkedin, Foursquare. In altre parole, Klout è l’indice con cui si può valutare quanto si è influenti sui social network grazie all’attribuzione di un indice numerico che è legato ai like che ricevono i propri post su Facebook o ai retweet dei propri tweet” (Benvenuti-Guglielmino).

Il dato non va limitato al solo perimetro del marketing politico ma esteso e sovrapposto a tutti i settori della comunicazione e del mercato. Dalla disamina si evince pertanto l’estrema manipolabilità dell’internauta, acquisizione che cozza con l’idea, ampiamente diffusa, della rete come piattaforma di libero scambio sfrondata da quei vincoli e legacci di tipo orwelliano che caratterizzerebbero, invece, altri strumenti di diffusione e comunicazione, in primis la televisione.