Da Liverani a Casaleggio: il male comune dell’odio

odio

Nel novembre 2015 perse la vita in un incidente stradale il 39enne Enrico Liverani, candidato sindaco del Partito Democratico a Ravenna. Alle manifestazioni di cordoglio giunte dal mondo politico si affiancarono, tuttavia, anche delle incursioni, violente e sguaiate, contro la memoria del giovane esponente democratico, molte delle quali provenienti dall’ambiente pentastellato.

Contribuire all’ abbassamento dell’asticella del buongusto e del buonsenso (episodi analoghi si ebbero anche all’indirizzo di Pier Luigi Bersani, dopo che l’ex segretario PD fu colpito da un’emorragia cerebrale), significa dare vita ad un sistema perverso di non-valori destinato ad infettare la società, nel suo insieme, e a ritorcersi contro la società, nel suo insieme. Gli attacchi alla memoria di Gianroberto Casaleggio, pur censurabili senza se e senza ma, trovano dunque una delle loro cause anche in questo clima, mefitico ed irrazionale, nel quale l’avversario torna ad essere un nemico, clima che, come abbiamo visto, vede tra i suoi artefici anche alcuni settori del M5S.

Attenersi al rispetto dell’altro, partendo dal dibattito quotidiano, è l’atomo primo di una sana e proficua convivenza, politica e civile.

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Astuzie e banalità della comunicazione II. Ma con qualcosa in più..

Nel pittoresco (detto senza denigratoria ironia) blog in condominio con Beppe Grillo, l’ex forzista Gianroberto Casaleggio ha inserito una rubrica nella quale raccoglie gli “insulti” finora ricevuti, cosa che ha fatto anche in un libro di recente pubblicazione dal titolo “Insultatemi!”. Anche questo aspetto della comunicazione costituisce una chiave di lettura di primaria importanza del duo pentastellato; Casaleggio, infatti, dimostra di far proprio e di padroneggiare alla perfezione un “must” peculiarità esclusiva dell’ultradestra politica, ovvero il mito, di retaggio nietzscheano-evoliano, dell’eroe solo contro tutti, del superuomo tanto probo, nobile e cristallino da venire escluso, per questo, dalla massa informe, volgare e plebea. Anche la scelta del titolo del libro e la sua identità grafica ne sono la prova: il creativo di Ivrea invita ad insultarlo (con tanto di punto esclamativo) , a colpirlo, a bersagliarlo mostrando il petto impavido, e difatti nel disegno sulla copertina lo si vede “bombardato” da armi d’ogni sorta, dal siluro al mattarello della nonna. “Molti nemici, molto onore”, è il refrain che torna ad essere proposto, con l’ex berlusconiano nella veste di novello Leonida circondato da una cloaca di Persiani-troll dai quali si fende a colpi non più di spada ma di tastiera. Da non sottovalutare, anche se di secondaria importanza, l’opzione vittimistica, anch’essa caratteristica di una certa destra e di facilissima presa sull’elettorato italiano, soprattutto su quello cosiddetto di “faglia”