La gallina e l’uovo avvelenato: quello che non vede chi si oppone alle misure contro la Russia di Putin

Se fossimo certi che l’intenzione di Putin sia fermarsi all’Ucraina, in nome del cinico pragmatismo della realpolitik potremmo anche pensare di lasciargli campo libero, non andando oltre una condanna formale. Lo abbiamo già fatto.

La politica estera di Mosca dal 2008, le dichiarazioni di Putin, Medvedev, Lavrov, Peskov e di personaggi vicinissimi al Kremlino quali Dugin o Cirillo I, e quelle di Xi Jinping, mostrano invece come la Russia nutra l’ambizione di riconquistare la “grandeur” perduta, anche mediante la (ri)conquista di porzioni dell’ex URSS (non vanno altresì dimenticate le mire di Pechino su Taiwan), e di creare un nuovo ordine mondiale che veda l’Occidente ridimensionato, se non proprio marginalizzato, a vantaggio di un asse di paesi non-democratici.

Chi considera le misure di contenimento anti-russe lesive dei nostri interessi nazionali, compie quindi (in buona fede?) un ragionamento che non va oltre il breve periodo. Al contrario, è proprio lasciando fare alla Russia, alla Cina e ai loro sodali e satelliti, che i nostri interessi, particolari e “di blocco”, verrebbero compromessi.

Putin ha mostrato inoltre di saper interferire massicciamente e massivamente nella politica interna italiana, colpendo e minando la nostra sovranità a proprio vantaggio; abbandonare il fronte atlantico per diventare pedine di un regime autoritario del Secondo Mondo non sarebbe pertanto un grande affare, non sarebbe una mossa né morale né lucida.

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I russi, l’Occidente e i rischi delle sanzioni “ad personam”

Le restrizioni e i boicottaggi ai danni degli artisti, degli scienziati, degli sportivi russi e dei figli di loro milionari rientrano in una scelta d’ecezione* che è l’unica possibile per cercare di arginare l’espansinismo putiniano in Ucraina, tuttavia fanno emergere una serie di interrogativi importanti sia sul piano morale che su quello politico-strategico.

Nel primo caso vengono infatti colpiti singoli di fatto incolpevoli, spesso addirittura costretti ad una pubblica abiura come di fronte ad un tribunale della Santa Inquisizione, mentre nel secondo si rischia un autogoal a livello comunicativo e di immagine, che potrebbe rialzare le quotazioni di Putin e dare la stura ad un pericoloso “rally ‘round the flag’ effect” proprio adesso che il Kremlino è in difficoltà su ogni fronte e quindi vulnerabile.

*la questione del corso su Dostoevskij cancellato a Milano è invece ancora da chiarire

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