
E’ possibile che alcuni giornalisti e alcuni editori siano realmente scettici sui vaccini e/o pensino di svolgere un servizio responsabile e di pubblica utilità (il senso critico è comunque il cardine di ogni indagine razionale) e/o siano mossi da un sentimento di aperta ostilità ideologica e politica verso i colossi del farmaco e/o siano ignoranti e/o in malafede.
La magior parte, tuttavia (specialmente le testate e le firme più importanti e blasonate), non può non sapere che certi efetti collaterali sono del tutto minoritari e fisiologi, come non può non sapere che la vicinanza temporale tra l’iniezione e il decesso del vaccinato non è, “ipso facto”, una prova della correlazione tra i due eventi.
Semplicemente, l’ attacco ai sieri risponde alla consueta strategia di “vendita” basata sulla distorsione del fatto e della realtà: si enfatizza un problema (o presunto tale) per far leva, anche avvalendosi delle tecniche della PNL, sull’ansia e la paura, in modo da “vendere” meglio il proprio prodotto, cioè la notizia (che si fa così “notiziabile”)*. E la questione vaccini assicura, oggi, un elevatissimo impatto emotivo.
Nessun complotto e nessuna oscura trama, dunque, almeno non su vasta scala. Solo “comuni”, e osiamo dire squallidi, affari da mercanti, gli stessi che il pubblico ha imparato a conoscere bene (e a subire) negli ultimi 13 mesi.
*si pensi all’abitudine di fornire le cifre del Covid in saldo sempre positivo