
Quello che viene ritenuto il più prestigioso foglio italiano, ovvero il Corriere della Sera, l’altro ieri ha parlato di “2.280 morti in 24 ore”, di “20 reparti di terapia intensiva al collasso”, di “11 milioni di contagiati” e di “epidemia fuori controllo”, dimenticando però che il Brasile è un gigante dalle dimensioni continentali con 210 milioni di abitanti censiti. Non a caso si trova al 20esimo posto per numero di morti in rapporto al totale della popolazione. La chiusurista Italia di Roberto Speranza è al sesto e l’irresponsabile” e “neonazista” Svezia al 21esimo.
Dimenticano anche, il Corsera come altri giornali italiani, che quello carioca è anche un Paese del Terzo Mondo, con strutture medico-sanitarie pubbliche obsolete e insufficienti (da ben prima di Bolsonaro) e dimenticano che circa 11,4 milioni di brasiliani vivono nelle favelas e che l’anno scorso sono stati registrati 43.892 morti ammazzati e olre 82 mila scomparsi (dato del 2019). Più o meno le vittime civili italiane della II Guerra Mondiale. Cifre che fanno del Brasile il decimo posto più pericoloso del mondo. Questo per capire come la percezione di ciò che è socialmente emergenziale possa cambiare ed essere diversa, in contesti diversi dal nostro.
Un po’ di lucidità analitica non farebbe che bene alle nostre firme, ampliando i loro orizzonti e le loro prospettive, in ogni senso.