Fascisti (e camorristi) su Napoli? I pericoli di una semplificazione

Presentare i fatti di Napoli come un blitz dell’estrema destra o della Camorra, in quest’ultimo caso secondo un odioso cliché sui partenopei, sarebbe ed è un approccio miope, banalizzante e soprattutto pericoloso. Un guardare il dito invece della Luna, quando la Luna è la sofferenza, drammatica, dei napoletani e del resto degli italiani, sfiancati da un lockdown severissimo (che lo stesso CTS aveva sconsigliato e intervenuto dopo una colpevole sottovalutazione del problema), da misure contraddittorie e forse anche da un comunicazione pessima a tutti i livelli, ansiogena, fuorviante, polarizzante.

Se invece siamo davanti ad una semplificazione mirata e intenzionale, allora si parlerà di una scelta tipca delle scuole propagandistiche d’impronta socialista, per cui ogni attacco ad un potere riconducibile alla sinistra (qui l’amministrazione De Luca) è presentato come facista, nazista, nazionalista. Un esempio di propaganda “agitativa” secondo le tecniche della “proiezione” e “analogia”, usato in modo eclatante nel 1953 a Berlino Est, nel 1956 a Budapest, nel 1968 a Praga, nel 1980 in Polonia e, più di recente, in occasione dei moti bielorussi, di quelli di Piazza Maidan o contro i tibetani.

E’ comunque bene ricordare che partiti come Forza Nuova sono riconosciuti legalmente ed hanno tutto il diritto di manifestare e fare politica, come
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Expo e scontri: lasciamo la “rabbia” a chi ne ha davvero diritto.

Pochi minuti fa, in stazione, ho visto un materasso camminare. Ovviamente era trasportato da qualcuno, e quel qualcuno era un anziano, che questa notte dormirà su quel materasso, accanto ad un binario.
Sto sentendo da più parti parlare di “rabbia”, come motivazione o scusante per gli atti vandalici di oggi, a Milano.
Lasciamo la rabbia ai bambini delle fogne di Bucarest, lasciamo la rabbia a chi è costretto a mettere a repentaglio la propria vita a bordo di un barcone, lasciamo la rabbia ad una mia amica che oggi si trova a casa, dopo dieci anni trascorsi in un call center a distruggersi i timpani. Lasciamo la rabbia al vecchio della stazione, con un materasso come casa.
Lasciamola a loro, non ad un gruppo di studenti incappucciati che hanno pianificato la distruzione di un alimentari o di una ferramenta da Facebook, usando l’Iphone comprato loro dai genitori.