Elezioni 2016: quel rinnovamento che manca e continua mancare ai repubblicani e la lezione di Bill Clinton

Republicanlogo.svgIl Partito Democratico statunitense tornò alla vittoria quando comprese ed acquisì l’importanza di un cambiamento rispetto alle linee di indirizzo, ancora legate agli anni della contestazione, che avevano ispirato l’Asinello a cominciare dalle presidenza Kennedy.

Spostando il timone al centro e verso una politica basata su un più lucido pragmatismo, William J.Clinton riuscì così ad imporsi, dopo le debacle del 1980, 1984 e 1988, e ad imporre la sua corrente NDC (Democratic Leadership Council).

Osservando i programmi dei maggiori candidati repubblicani per le primarie che stabiliranno lo sfidante nella corsa alla Casa Bianca, quello che balza agli occhi è un’ossificazione, in special modo sui temi etici, ad architetture valoriali ormai superate e rigettate dalla storia e da una società in continuo ed inarrestabile mutamento ed evoluzione. Manca ancora, per l’Elefantino, quel “turning” point che fu alla base della rinascita dei rivali (con le ovvie e dovute differenze del caso) e che si fa oggi più che mai irrinunciabile per chiunque voglia ambire alla guida di una grande democrazia occidentale.

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Hillary Clinton: la lady unlike e il “peccato” delle rughe. Ancora sul ruolo dell’immagine nella comunicazione politica

Durante la primarie democratiche del 2007-2008, i giornali statunitensi pubblicarono una foto di Hillary Clinton che ritraeva l’ex first lady (in quel momento in corsa contro Barack Obama) senza trucco, con le rughe ben evidenziate da un’inquadratura ingenerosa.

Secondo la spin doctor e giornalista italiana Paola Stringa, questo fu uno dei motivi della sconfitta della Clinton contro Obama, visto dalla platea democratica come più giovane, più brillante e, quindi, più affidabile rispetto alla sua avversaria.

Ecco dunque tornare alla ribalta il ruolo e la superiorità del messaggio sul concetto, del contenitore sul contenuto. In questo caso, messaggio e contenitore erano rappresentati dall’immagine fisica, sempre più vincolante e fondamentale nella comunicazione politica moderna, nella comunicazione “pop”.