Quando l’immigrato che muore lavorando non fa notizia. Un tributo a Lurand Llanaj, camionista

Lurand Llanaj era un ragazzo albanese di 32 anni. Lurand Llanaj non spacciava droga e non tirava bottiglie, ma si dava da fare, producendo per sé stesso e per la comunità. Lurand Llanaj è morto ieri, cadendo in un burrone con il suo camion, presso le cave di Carrara. Lurand Llanaj aveva finito di pagare l’ultima rata di quel camion soltanto un mese fa, ed era al suo primo giorno di lavoro.

Poche testate hanno parlato di lui, e quasi tutte locali.

Uno straniero che muore, lavorando, fa meno notizia di uno straniero che commette un reato (la loro minoranza).

Un pensiero per lui ed una carezza alla sua memoria.

Non dimentichiamo quei piroscafi per Ellis Island. “…ma mamma io per dirti il vero, l’italiano non so cosa sia, eppure se attraverso il mondo non conosco la geografia. In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare, in questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare…”

Pubblicità

“Siamo invasi!”-Miti e leggende sugli immigrati e l’immigrazione

Contestualmente alla nascita ed alla progressiva affermazione, in Italia, di un saldo migratorio positivo, ha visto la luce e si è sviluppato un sentimento di sospetto e rabbia verso gli immigrati, irrobustito da una narrazione mediatica non sempre fedele al fatto ma più attenta all’ “infiotainment” (informazione spettacolo) ed agli interessi, politici, dell’editore.

I cardini di questo sentimento di avversione e ostilità, aumentato con e dopo l’esplosione della crisi economico-sociale, sono l’idea che i migranti rappresentino un numero eccessivo, siano dediti alla violenza o a condotte di tipo parassitario, vogliano sottomettere la nostra cultura e, ancora, “rubino” il lavoro agli italiani.

Si tratta, ad ogni modo, di elementi privi di un riscontro statistico e documentale, frutto , essenzialmente, della disabitudine italiana all’immigrazione (il nostro è sempre stato un Paese di emigrazione) e, come accennato, del malessere sociale dovuto alla severità della congiuntura economica e che trova, nell’altro”, una valvola di sfogo ideale.

Ma andiamo ad esaminarli, punto per punto.

Gli immigrati sono troppi. E’ in atto un’invasione
FALSO

Se con 4,8 milioni di stranieri ( 5.011.000 , secondo le utlime stime), l’Italia si colloca al terzo posto in Europa, dopo Germania (7,4 milioni) e Spagna (5,6 milioni) , è pur vero che, su una popolazione di 60,8 milioni di abitanti, essi non rappresentano che il 7,4% del totale, Una cifra tropo esigua, per poter parlare di “invasione”.

Gli immigrati sono parassiti. Li dobbiamo mantenere noi.
FALSO

Secondo Confindutria, il 12% del Pil italiano (1,7 miliardi di euro) arriva dal lavoro degli immigrati. Da notare, inoltre, come gli italiani in possesso di laurea siano il 12,5% contro il quasi identico 10,2% degli stranieri .

Gli immigrati sono musulmani che voglio distruggere la nostra cultura
FALSO

Su circa 5 milioni di stranieri, i musulmani sono 1.505.000 , mentre ben 2.465.000 i cristiani. Il segmento restante è frazionato in Atei (196.000) , Induisti (120.000), Buddisti (89.000) , Animisti (46.000), Ebrei (7.000), altre fedi (144.000).

Gli immigrati sono tutti dediti al crimine
PARZIALMENTE FALSO

Se i reati commessi dai clandestini (persone spesso fuggite da situazioni di miseria e disagio causate, anche, dalle politiche occidentali) costituiscono una cifra senza dubbio rilevante, i reati commessi da immigrati regolari rappresentano soltanto il 6% del totale ( ISTAT).

Gli immigrati ci rubano il lavoro
FALSO

Gli immigrati sono addetti alle mansioni meno qualificate, meno retribuite e più usuranti, nei campi, nei cantieri , molto spesso in nero e senza coperture previdenziali. il lavoro manuale non qualificato costituisce la forma principale di inquadramento professionale della forza lavoro straniera, assorbendo il 36,2% dei lavoratori.

L’Italia ha una capacità ricettiva limitata e limitante (non può accogliere tutti e sempre), ad ogni modo, il pregiudizio razzista è una zavorra per il pensiero critico e razionale che dovrà essere abbandonata, nel nostro interesse come in quello degli stranieri.

Oggi ricorre l’anniversario del disastro di Marcinelle. Ricordiamoci delle nostre radici cristiane, e ricordiamoci di quando ad avere fame, e fame sul serio, eravamo noi.