Magdi Allam e l’ipocrisia degli atei devoti

Le ultime incursioni razziste di Magdi Cristiano Allam sul pericolo (infondato) Ebola potranno irritare, ma certamente non stupire. Non esiste, infatti, incoerenza tra la fede cristiana del giornalista egiziano ed il suo sentire xenofobo, semplicemente perché Allam non è un cristiano; la sua conversione, infatti, non fu e non è di tipo spirituale bensì ideologico (e, forse, tornacontista).

Al pari di tanti altri conservatori e reazionari, anche Allam ha individuato nell’Islam un pericolo dopo l’11 settembre e, di conseguenza, ha percepito il Cristianesimo quale contraltare naturale e baluardo da opporre ai fedeli di Maometto (ricordiamo, tra gli altri, anche il caso di Roberto Calderoli, sposatosi con rito celtico in mezzo ad un bosco per poi tramutarsi in tradizionalista cattolico convinto dopo il 2001) .

Ateo devoto e non cristiano, Allam è quindi sprovvisto di quel carico valoriale e di quell’allergia sensoriale naturale conseguenza della genuina condivisione del dettato del Nazareno

“Se solo il buon Magdi, si ricordasse di essere lui stesso un immigrato, e che se le frontiere fossero realmente chiuse, oggi lui stesso sarebbe tra coloro che scappano da guerre, carestie, morte e miseria per cercare un minimo di dignità in un altro paese”

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Ciao, mamma guarda come mi converto. A pensar male si fa peccato, ma molto spesso..

Dalle colonne del “Giornale”, Magdi Cristiano Allam ci ha deliziati con una nuova prodezza ginnico-spiritu­ale, un salto carpiato con avvitamento doppio, anzi, triplo, che lo ha riportato fuori dal circuito cristiano-catto­lico istituzionale. “La mia conversione al cattolicesimo la considero conclusa”, ha dichiarato Allam. Motivazione? A suo dire, la Chiesa Romana sarebbe colpevole di un eccessivo “appeasement” con le altre confessioni e, in particolare, con l’Islam (ah, i bei tempi dei massacri in nome della Croce!). Agli occhi dell’osservator­e più evoluto ed attento, non potrà non apparire singolare il fatto che un giornalista come Allam sia potuto approdare alla vicedirezione del quotidiano più importante del Paese ed essere accreditato come uno tra gli “opinion makers” più illustri, sempre in prima fila nelle tribune politiche televisive che avevano come tema il M.O e la politica estera italiana. E questo, attenzione, non già per i suoi orientamenti “tout court” (non c’è nulla di male nell’essere conservatori) ma per l’estremo semplicismo del suo impianto teorico, peculiarmente bicromatico, manicheo, a trazione banalizzante. Una questione di metodo, quindi, non di merito. Ora, non è un mistero che gli USA ed altre grandi potenze facciano ricorso da un secolo ad agenzie di Public Relations (come la “Hill & Knowlton” o la “Ruder & Finn”) e/­o ad associazioni denominate “think tank” per orientare la pubblica opinione, e questo in virù del supporto di editori, giornalisti, opinion makers, e via dicendo. Stessa cosa dicasi per i loro servizi di intelligence, che anche nel nostro Paese hanno saputo arruolare alla bisogna le penne del giornalismo nazionale allo scopo di esercitare un forcing sui lettori-ascoltator­i-elettori (Ferrara, Farina, Gawronski, i nomi più noti). Quello di Allam si presenta, però, come un caso molto singolare, diverso, inedito e proprio per questo particolarmente­ ghiotto agli occhi di chi desideri mettersi alla guida della macchina del fango anti-araba ed anti-islamica; Allam è un arabo, un ex musulmano, un convertito. In questo caso, ecco che entra in campo un asse fondamentale dell’ edificio propagandistico­, quello che Ragnedda codifica con il nome di “Garanzia”. Chi, infatti, più di un ex seguace di Maometto, di un egiziano, può conoscere, può GARANTIRE il “male” e l'”arretratezza­” di quel “turpe” mondo che i “nostri ragazzi” e i nostri politici stanno combattendo? Tanto che il Nostro non si limita al solo ruolo di “agit pro”, ma arriva persino a spogliarsi del suo passato, a “mondarsi” delle sue origini e sceglie di farlo platealmente, rumorosamente, tramite l’acqua benedetta dal Santo Padre in persona. Elucubrazioni mentali? Dietrologie sulla scia chimica? Forse, ma intanto il nuovo “strappo” dell’egiziano arriva all’indomani della riapertura all’Islam da parte del nuovo Pontefice, quel Bergoglio medio-progressi­sta e patristico che poco piace all’intellighen­zia conservatrice. A pensar male…