Il web e gli anticorpi della democrazia. “Bufalari” e “Debunkers”

Il giovane spin doctor e giornalista Samuel Graham-Felsen è forse stato il più valido alleato di Barack Obama durante le presidenziali del 2008. Profondo conoscitore della rete, dei suoi meccanismi e delle sue inesauribili potenzialità, questo “chief blogger” fu in grado di mobilitare eserciti di simpatizzanti in tutto il Paese grazie alle piattaforme virtuali, raccogliendo ben 500 milioni di dollari (dei 700 totali) per la campagna del candidato democratico. Intervistato in occasione del Festival del Giornalismo di Perugia, così rispondeva a chi si domandava se il web non stesse rischiando di trasformarsi in un megafono per gli estremismi, ideologici come non ideologici: “Nel lungo termine, le persone impareranno ad usare meglio la rete, a sfruttarne gli strumenti per informarsi, per capire cosa accade loro intorno e per formarsi un’opinione più equilibrata che consenta di partecipare alla conversazione politica in modo sempre più civile e costruttivo”.

Benché materia ancora molto “grezza” , la rete sta infatti via via acquisendo le coordinate e gli strumenti necessari per orientarsi e far orientare nell’oceano di informe anarchia che prima la caratterizzava; prendendo ad esempio il fenomeno delle “misperceptions” (“false percezioni” o “bufale”), vera e propria piaga del virtuale, potremo notare come il loro tasso di sopravvivenza si stia sempre più riducendo. Ciò è possibile perché a coloro i quali manomettono e cercano di manomettere (consapevolmente o non consapevolmente ) la notizia, si stanno affiancando i “debunkers”, soggetti che mettono in dubbio, smascherandole, le affermazioni false, esagerate o pretenziose. “Bufale” come quella sull’abolizione dell’insegnamento della Storia dell’Arte dalle scuole italiane o, ancora, quella recentissima sull’ “arresto” (si trattava di un controllo) di Vladimir Luxuria a Sochi, hanno trovato l’immediato fuoco di sbarramento dei “debunkers”, venendo disinnescate e svuotare del loro potenziale infestante. Questo favorirà lo sviluppo e la maturazione di una coscienza critica negli internauti-cittadini, impedendo la sedimentazione e l’ossidazione del falso. La rete non consegnerà alla storia “masscult” dell’ inganno come l’ Italia “espressione geografica” di metternichiana attaribuzione e tanti altri.

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“Robin” Obama e il populismo della semplificazione

Barack Obama aumenta il salario minimo in un Paese privo di garanzie sindacali essenziali, di una copertura sanitaria gratuita e di un sistema scolastico pubblico basilarmente competitivo. Qualsiasi esercizio di sovrapposizione a riguardo si collocherà quindi al di là del perimetro della logica, della conoscenza e del buongusto per sostare nella semplificazione demagogica più sciatta ed irritante.

Non torniamo ai (tristi) tempi dell’Hollande “factotum” in 56 giorni.

Gli USA spendono ben 682 miliardi di $ ogni anno, per il loro apparato militare. Distraendo anche soltanto una piccola quota da questa cifra, il governo potrebbe risolvere i secolari problemi sociali ed economici che dilaniano e offendono il Paese al di sotto della Mason Dixon Line e nelle periferie delle grandi città.

 

Una stretta di mano non cambierà il mondo

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Di forte impatto emotivo, mediatico ed immaginifico, la stretta di mano tra Barack Obama e Raoul Castro in occasione dei funerali del Presidente Mandela è da considerarsi e da archiviarsi come una semplice formalità diplomatica che non sposta, non modifica e non altera gli equilibri tra i due Paesi, cristallizzati al 1962 e protetti da un immobilismo a vocazione trasversale. Soltanto l’amministrazione Carter provò a mettere sul campo il progetto, concreto, di un’ apertura a Cuba che prevedesse anche la fine dell’embargo (l’idea trovava il sostegno delle grandi corporations alimentari del Sud, desiderose di riagganciare il mercato dell’isola caraibica), ma l’intraprendenza castrista in Somalia , il caso della (presunta) brigata sovietica (2 mila o 3 mila uomini) di stanza a Cuba (si sarebbe trattato di una violazione degli accordi Kennedy-Chruščëv del 1962) ed altri incidenti ed incomprensioni, fecero arenare il progetto

Ascesa e caduta degli Dei.

Un altro mito crolla, nel pantheon del circuito radical chic.

Dopo il cannoneggiatore di migranti Zapatero e l’Erich Mielke della Casa Bianca, Barack Obama (al quale non vanno comunque negati meriti considerevoli). Si tratta di Françoise Hollande, che una certa mitologia internetica voleva già Che Guevara in giacca e cravatta, magnifico tuttofare che aveva rivoluzionato la Francia in soli 30 giorni (mica come da noi. Sveeeegliaaa!!!111).

Hollande batte tutti i record di impopolarità

A breve, un nuovo urto con la severità della contingenza attenderà i nostri pasdaran dell’esterofilia al caviale, non appena il guru del momento, Bill de Blasio, darà l’ordine di disperdere una manifestazione sindacale a colpi di manganello e con i gas lacrimogeni, in perfetto stile stars&stripes.Potrà rivelarsi anche il miglior borgomastro della storia newyorkese, ma, perdiana, aspettate.