Il pacifismo e le sue “strane” tempistiche

Dietro al rilancio dell’ “offensiva” pacifista (la pace è sempre auspicabile ma devono dar prova di volerla entrambe le parti) potrebbero esservi motivazioni sincere e genuine, tuttavia le sue tempistiche sembrano suggerire altro od anche altro.

Non è infatti da escludere che alcuni settori del pacifismo siano legati a Mosca, proprio come avveniva ai tempi della Guerra Fredda (si pensi alla vicenda degli Euromissili), e che ora che è in difficoltà Mosca li stia usando e muovendo per ottenere la pace e quindi il congelamento del fronte, o comunque un cessate il fuoco così da riorganizzarsi.

L’asse portante di tale strategia è/sarebbe il “solito” spettro nucleare*, agitato anche qui secondo una tradizione ben nota ma senza l’intenzione di passare ai fatti.

*Putin “con le spalle al muro” (magari ricordando il suo racconto sul topolino), Putin che “non può accettare una sconfitta”, le pressioni dei “falchi”, la dottrina nucleare russa in merito agli attacchi al tenitorio nazionale, il pericolo escalation a causa delle nuove forniture di armi, ecc

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Siamo in guerra? (no, e attenzione a chi ve lo dice)

Chi sostiene che il nostro Paese e l’Occidente siano in guerra con la Russia, intesa non come una proxy war ma come una guerra “aperta”, “diretta”, “calda”, sta spesso facendo della propaganda. Sta cioè cercando di far leva sulla paura del bersaglio, e di far leva su argomenti indubbiamente nobili come la difesa della pace e della vita, per indebolire il fronte anti-russo senza esporsi e tradirsi.

In realtà, ed è bene non dimenticarlo mai, sono gli ucraini e i soldati russi a vivere la guerra, a subire la guerra, ad essere in guerra. L’Italia e l’Occidente restano nella loro “comfort zone”, che non hanno mai voluto e non voglio compromettere (giustamente) proprio per evitare conseguenze imprevedibili.