Da “è solo un’influenza” al fioretto (e alla sciabola): cosa cambia nella comunicazione della sinistra

propaganda sinistra covidSi sta osservando, nella comunicazione della sinistra, un “salto di qualità” durante questa fase di emergenza legata al Covid-19. Terminologie semplici, concetti di facile assimilazione, uso della propaganda “agitativa” basata sul ricorso alla paura (per indurre il cittadino ad attenersi alle norme del DCPM e delegittimare l’avversario), ritmo martellante, coesione. Stilemi tipici della destra, che in questo senso sta invece apparendo in affanno.

Non è da escludere che una simile “metamorfosi” sia un fenomeno temporaneo, legato all’eccezionalità del momento e/o alla coabitazione con il M5S (abilissimo nella propaganda e nella comunicazione), ma in caso contrario potrebbe cambiare qualcosa nella politica italiana.

In buona sostanza, la sinistra sta parlando al “grass”, all’uomo della strada. Una cosa che non le è mai riuscita bene (almeno in Italia) a causa delle sue sovrastrutture ideologiche.

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CORONAVIRUS – La pessima comunicazione scientifica: un assist all’anti-scienza

virologi caosL’emergenza Coronavirus aveva offerto alla scienza e ai suoi sostenitori un’occasione ideale per infliggere un colpo, forse decisivo, al movimento d’opinione anti-scientifico e ad un certo “complottismo”, per usare un’espressone oggi in voga.

Un’occasione che purtroppo, almeno in Italia, rischia oggi di sfumare.

Il teatrino di contraddizioni, cambi di fronte, errori, ripensamenti, incoerenze, contrasti e protagonismi che ha visto coinvolti virologi, immunologi, epidemiologi, statistici, ecc, amplificato e aggravato da un sistema mediatico più attento a fare sensazione che informazione, ha infatti arrecato un danno enorme alla scienza e ai suoi operatori, screditandoli agli occhi di un’opinione pubblica giù duramente provata dal virus e dalle sue ricadute economiche e sociali.

Il ritorno dei “gilet arancioni” è a riguardo un segnale di allarme che sarà bene non sottovalutare e snobbare, perché se è vero che il populismo è un normale lato critico della democrazia (Mény-Surel, Rosanvallon) è altrettanto vero che movimenti come quelli anti-scientifici e No Vax, legati spesso ai populismi anti-sistemici, realizzano quell’ideale aggregante tra le varie anime della società teorizzato da Laclau e che sembrava impossible solo fino a qualche anno fa.

Come avviene in altri ambiti e contesti, è allora necessario che medici e ricercatori siano affiancati dai professionisti della comunicazione delle strutture e delle istituzioni per le quali lavorano e collaborano (università, laboratori, ospedali, cliniche, apparati statali, ecc) in modo da restituire alla scienza la sua dimensione razionale anche nell’approccio con il pubblico.

George Floyd, i gilet arancioni, i manifestanti a Roma e i due pesi e le due misure

saccheggi usaLa critica ai “gilet arancioni”, ed oggi ai militanti di centro-destra a Roma, per il mancato rispetto delle misure anti-Coronavirus, dovrebbe estendersi anche a chi sta protestando per i fatti di Minneapolis, dal momento in cui il contagio non conosce frontiere.

Allo stesso modo andrebbero stigmatizzati i saccheggi, i furti e le violenze di questi giorni negli USA (looting), atti criminali in piena regola che nulla hanno da spartire con l’anti-razzismo ma al contrario ne danneggiano e compromettono la lotta.

Limitarsi a puntare il dito contro Trump, invertendo le logiche della causa e dell’effetto, e giustificare certe pratiche con la motivazione (soggettiva) della “giusta causa”, è un approccio ideologico, pericoloso e lontano dalla ragione e dal buonsenso.

Una sorta di euristica che non aiuta a capire vicende oltremodo complesse e delicate, ma aggiunge soltanto rumore a rumore.