La guerra in Georgia del 2008 viene considerata il giro di boa del putinismo, quando cioè il leader russo diede il via in grande stile alla sua politica muscolare anche oltre i confini del proprio Paese. Ma non solo. Per il massiccio ricorso a strumenti non-convenzionali come ad esempio gli attacchi hacker e per l’impiego limitato e circoscritto dei soldati (gli invasori trovarono scarsa resistenza anche perché la Georgia era stata letteralmente paralizzata dalle cyber-incursioni russe), si ritiene che quel conflitto sia stato la prima “infowar “russa in Europa*.
Una guerra “ibrida” (o “grigia” o di “quarta generazione” a seconda delle valutazioni), ovvero un approccio nuovo e più dinamico dove alla forza, che può divenire secondaria, si accompagnano i sabotaggi alle strutture informatiche, appunto, l’arma destabilizzatrice dei profughi, della propaganda e della disinformazione, le pressioni diplomatiche, ecc.
*in una cera misura pure la cyber-offensiva all’Estonia del 2007