“Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimento”
Così Sir Winston Churchill, che in questo pensiero attribuitogli giocava sul luogo comune, peraltro molto diffuso, che voleva gli italiani in maggioranza fascisti fino all’8 settembre 1943.
Sebbene un’analisi affidabile e scientifica sulla popolarità del regime mussoliniano durante il Ventennio sia irrealizzabile, non potendo il popolo disporre di libertà di espressione, voto e partecipazione, è tuttavia innegabile che qualsiasi leader, ideologia, partito o approccio politico tenda ad essere disconosciuto ed abiurato dai suoi sostenitori, una volta entrato in crisi. D’altro canto, pure i nostalgici del comunismo fanno loro, nell’Est Europa, il cliché che vuole i connazionali ligi ed entusiasti marxisti, fino al 1989-1992.
Per questo è legittimo pensare che una simile dinamica interesserà il movimento d’opinione oggi più “prudente” rispetto all’emergenza Covid, non appena l’epidemia mostrerà i primi, irreversibili, segnali di declino (sta già avvenendo). Allora, quando un dibattito più lucido sugli errori della politica, della scienza e dei media sarà possibile, molti prenderanno le distanze dalla causa sposata fino a poco tempo prima, rinnegandola, mettendola in dubbio e in discussione.