
Se è vero che l’Italia e l’Europa devono guardare ai loro interessi diretti, tra i quali la questione del gas e dell’energia, è altrettanto vero che non è pensabile accettare che l’imperialismo russo travolga l’ex massa sovietica, spingendosi magari fino al Danubio. E non lo è per ragioni etico-morali ma pure economico-strategiche, a differenza di quel che una certa propaganda filo-russa vorrebbe far credere. La realpolitik impone tuttavia anche l’ascolto delle richieste del Kremlino, dall’espansione della NATO ad Est alla tutela delle minoranze russofone oltreconfine, talvolta ignorate dall’Occidente e dai sui partner.
Crisi come quella ucraina sono, in sintesi, troppo complesse e delicate per un approccio ideologico e univoco, per il pregiudizio aprioristico. Caleidoscopi in cui i torti e le ragioni si fondono e confondono, ed è per questo che è necessario mantenere la razionalità del buonsenso.