Quando la guerra nei Balcani sembrava dovere finire dopo il primo colpo di fucile. L’incontro tra Serbia e Croazia a Mosca e i problemi nati con la fine dell’URSS

the_socialist_federal_republic_of_yugoslavia_flag_by_ltangemon-d5etxcoIl 15 ottobre 1991, all’indomani della dichiarazione di indipendenza della Slovenia, e dello scoppio delle ostilità tra le forze armate federali e quelle di Zagabria, i presidenti di Serbia e Croazia, Slobodan Milošević e Franjo Tuđman, accettarono di incontrarsi al Kremlino con il presidente sovietico Michail Gorbačëv e il Ministro degli Esteri Boris Pankin per cercare di porre un argine all’escalation armata tra le repubbliche ed al processo disgregativo che stava sconvolgendo lo Stato yugolsavo.

Se Gorbacev e Pankin ambivano ad un ruolo di mediatori non era soltanto per mettere fine alla guerra civile nell’area ma anche per ottenere un successo in termini di immagine da spendere in politica interna in un momento difficile sia per l’URSS che per il padre della perestroika, impegnato in una lotta con Boris El’cin per il mantenimento dell’Unione. Si trattava ad ogni modo di un compito non facile, non soltanto per l’estrema complessità della situazione in esame ma anche per il carattere dei due leader, Milošević e Tuđman , ciascuno arroccato sulle esigenze, le richieste e le rivendicazioni dei rispettivi popoli.

Tuttavia, dopo pochi giorni di negoziato, le due parti sembrarono aver superato le loro diffidenze e differenze, giungendo ad un accordo che prevedeva l’immediata cessazione del fuoco e l’avvio, entro un mese dalla firma, dei negoziati sulle questioni in in campo. Addirittura, al momento di congedarsi, i tre capi di stato invece della tradizionale stretta di mano le posero una sopra quella dell’altro, in segno di affetto e fratellanza.

Il giorno successivo l’accordo, il Parlamento della Bosnia-Erzegovina votò a favore della propria indipendenza, rimettendo così in discussione quanto pattuito a Mosca. La deflagrazione dell’URSS, pochi mesi dopo (gennaio 1992) avrebbe fatto il resto, consegnando la Yugoslavia al caos e ad una guerra intestina che si sarebbe protratta fino alla fine degli anni ’90, lasciando sul campo migliaia di morti ed aprendo ferite destinate, forse, a non trovare mai rimarginazione.

Invocata per anni dall’Occidente per poi venire da esso combattuta ed avversata nel timore dell’instabilità su larga scala, la fine dello Stato sovietico ebbe tra le sue conseguenze anche il naufragio delle molte e proficue iniziative per la pace messe in campo da Mosca in quegli anni, non soltanto nella ex Yugoslavia ma anche in MO (si veda la Conferenza di Madrid).

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