Perché Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non sono due “mercenari”.Geopolitica e sostanza della forma.

maròSemplicistica al pari della definizione di “eroi”, è senza tema di smentita quella di “mercenari” , in riferimento ai Marò al centro della crisi diplomatica tra Roma e Nuova Dehli iniziata nel febbraio del 2012 con l’uccisione di due pescatori al largo della costa del Kerala (India occidentale).

Se, infatti, è vero che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non stavano proteggendo direttamente il nostro Paese da un invasore straniero, è altrettanto vero che, scortando una petroliera battente bandiera italiana (l’Enrica Lexie) in acque rese pericolose dalla pirateria, il loro ruolo era di difesa del nostro “soft power”, ovvero quel segmento vitale per un Paese (e specialmente per noi, limitati nel ricorso all’ “hard power) e concernente, anche, l’economia, il commercio e , dunque, il prestigio di un attore sulla scena internazionale. Da non dimenticare, inoltre, come lo Stato tragga un’importante fonte di guadagno da operazioni di assistenza ai privati come quella in oggetto.

Caso estremamente complesso e delicato, la crisi italo-indiana richiederà, da una parte e dall’altra, l’abbandono dell’elemento ideologico come passo necessario e basilare per una sua lettura serena, matura e consapevole.

Nda: Cerniera di collegamento tra gli interessi interni e le vicende esterne, anche la forza militare (l”hard power”). Per una “middle power” e “regional power” con e l’Italia, membro G-8 e G-20, si rendono necessari, dunque, anche passi quali l’acquisto degli F-35

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