“Patria o muerte”.Quando la differenza tra la sinistra sudamericana (patriottica) e quella italiana (antinazionale) sta tutta in un morso. Le ragioni della storia.

All’indomani della vittoria azzurra ai mondiali tedeschi, su “Liberazione” (organo ufficiale di Rifondazione Comunista) apparve un articolo molto critico verso i festeggiamenti, presentati come una manifestazione di nazionalismo esaltato, ultrastico e pericoloso. Secondo l’estensore del pezzo, erano i tricolori stessi ad essere sul banco degli imputati, visti non già come semplici simboli nazionali ed istituzionali bensì come vessilli di un’ isteria protofascista collettiva (!).

Sul versante opposto, la sinistra marxista uruguaiana (il Frente Ampilo) ed il suo leader (l’ingiustamente mitizzato José Alberto “Pepe” Mujica ) sono scesi e stanno scendendo in campo a ranghi serrati e con (farseschi) toni di guerra in difesa di Luis Alberto Suárez dopo la (giusta ) squalifica per il grave atto di violenza commesso ai danni di Giorgio Chiellini.
Esiste una profonda differenza tra la sinistra marxista italiana e quelle sudamericane, evidenziata anche da questo aneddoto “sportivo”; se, infatti, i socialisti e comunisti di casa nostra hanno sviluppato un tenace spirito antinazionale, frutto di un’alterazione del portato internazionalista marxiano e dell’ anti-italianismo gramsciano (cristallizzato ne “La questione meridionale”, maldestro ed emotivo pamphlet storiografico di critica antirisorgimentale), la sinistra sudamericana ha, invece, coltivato una forte vocazione patriottica. Questo perchè le dittature, militari e civili, di stampo reazionario e fascista che per decenni hanno oppresso i paesi dell’America Latina ebbero il vitale sostegno dalle potenze europee e, in particolare, degli USA. Essere antifascisti era, quindi, intrinsecamente legato all’essere nazionalisti e identitari. Si tratta di una filosofia che ha sempre penalizzato le sinistre radicali, nel nostro Paese. L’ anti-identitarismo è e rappresenta infatti una scelta antropologicamente innaturale.

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Un pensiero su ““Patria o muerte”.Quando la differenza tra la sinistra sudamericana (patriottica) e quella italiana (antinazionale) sta tutta in un morso. Le ragioni della storia.

  1. D’accordo su tutto, però non mi convince l’ultima frase (è arrivato il rompicoglioni!).
    In realtà, non avrei usato il termine “innaturale”.
    Perché?
    Partendo dalla definizione che Arnold Gehlen ha dato dell’uomo come “animale aperto”, si potrebbe dire, in potenza, che “naturale” e “innaturale” per l’uomo non sussistano. (Sempre da Gehlen) L’uomo può plasmare se stesso a proprio piacimento, perché l’unica caratteristica innata che possiede è “la cultura”, l’essere un “animale culturale”.
    Di conseguenza non ha un riflesso specifico, una caratteristica spiccata.
    Può essere tutto e può essere nulla.
    L’identità è necessaria quando si vuole creare quella che Elias Canetti definirebbe “massa chiusa”. L’identità, penso io, è necessaria alla sopravvivenza di una comunità o nazione che sia. Però non è “naturale”, è un artificio, come del resto è artificioso tutto quello che l’uomo produce per mezzo della propria cultura. Questo renderebbe l’anti-identitarismo, oltre che una scelta politicamente suicida, non una cosa “innaturale”, ma semplicemente un diverso artificio.
    Mi spiace averti tediato per una minuzia!
    Se vuoi, puoi insultarmi 🙂

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