“Natale sulla neve è un problema di carattere sociale e morale, perché io, onestamente, non penserei di andare a sciare sapendo che ci sono ancora centinaia di morti al giorno”; così Andrea Crisanti, tre giorni fa su Rainews24.
Qualche settimana prima, lo stesso Crisanti aveva definito “moralmente inaccettabile” riaprire a Natale, alla luce dei 500 morti quotidiani attribuiti al Covid (ogni giorno e da sempre muoiono milioni di persone in tutto il mondo, al di là del virus).
Dopo aver indossato i panni del virologo, dell’epidemiologo e del farmacologo, l’entomologo capitolino sembra voler emulare il premier indossando anche quelli del filosofo, del teologo e del padre spirituale per dirci ciò che probo e ciò che è improbo, ciò che è morale e ciò che è immorale.
All’apparenza solo una boutade, la cosa è in realtà emblematica del fenomeno degli “scienziati mediatici” tipico di questa fase storica almeno in Italia. Persone spesso catapultate sotto i riflettori all’improvviso, esposte ad una visibilità che forse non hanno saputo gestire lasciandosi prendere la mano dall’Ego (nella più indulgente delle ipotesi). Tutto questo, è bene ricordare, non solo a svantaggio loro e della loro immagine (sul medio-lungo periodo), ma soprattutto a svantaggio del pubblico, del cittadino comune.