
Un fenomeno che si spiega in ragione dell’imponente beneficenza fatta da questi personaggi (spesso interessata, perché almeno negli USA consente loro di avere detrazioni fiscali) ma che forse è anche il risultato di una strategia mirata di “personal branding”, concepita per guadagnare consenso presso settori storicamente ritenuti a loro distanti e potenzialmente ostili.
Il motivo della migrazione verso i populismi, anche di destra, di una fetta non trascurabile dell’elettorato di sinistra, sta anche qui; il cassintegrato, il precario, il cittadino delle periferie, i “neo-proletari”, si sono cioè sentiti abbandonati da leader, partiti e “compagni di viaggio” oggi orientati verso simboli ed esempi difficili da capire ed accettare.
Uno scollamento rispetto al “paese reale”, da cui altri hanno saputo trarre vantaggio e che ha in ultimo contribuito al rafforzamento di quel cliché che vede la sinistra elitaria ed autoreferenziale.