Nonostante la Spagna sia, dopo la Grecia, il membro dell’Eurozona maggiormente colpito dalla crisi (situazione aggravata da una fragilità endemica dell’impalcatura economica del Paese), il partito di governo è riuscito a confermarsi al primo posto, pur con un’evidente emorragia di consensi.
Dall’altro lato, l’alternativa anti-sistema di Pablo Iglesias avanza ma non sfonda, attestandosi in terza posizione dietro al PSOE, uno dei due bastioni della politica tradizionale spagnola.
Quarta e staccata la lista Ciudadanos – Partido de la Ciudadanía, altra forza con velleità di rottura.
Una disamina delle Elecciones Generales scevra da ogni tentazione ideologica o partigiana dimostrerà dunque come la balcanizzazione dello scenario parlamentare non si sia tradotta, di fatto, in un ribaltamento degli equilibri di potere a vantaggio delle nuove compagini e in una rivoluzione sostanziale.