Elezioni spagnole: quando il “vento” iberico diventa un venticello

Spain's Prime Minister and People's Party (PP) leader Mariano Rajoy applauds during the final campaign rally for Spain's general election in Madrid

Nonostante la Spagna sia, dopo la Grecia, il membro dell’Eurozona maggiormente colpito dalla crisi (situazione aggravata da una fragilità endemica dell’impalcatura economica del Paese), il partito di governo è riuscito a confermarsi al primo posto, pur con un’evidente emorragia di consensi.

Dall’altro lato, l’alternativa anti-sistema di Pablo Iglesias avanza ma non sfonda, attestandosi in terza posizione dietro al PSOE, uno dei due bastioni della politica tradizionale spagnola.

Quarta e staccata la lista Ciudadanos – Partido de la Ciudadanía, altra forza con velleità di rottura.

Una disamina delle Elecciones Generales scevra da ogni tentazione ideologica o partigiana dimostrerà dunque come la balcanizzazione dello scenario parlamentare non si sia tradotta, di fatto, in un ribaltamento degli equilibri di potere a vantaggio delle nuove compagini e in una rivoluzione sostanziale.

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