Io sono “Charlie” se rispetto chi non la pensa come “Charlie”

Essere “Charlie” significa accettare e rispettare chi ha un’idea di informazione distante da quella di “Charlie”.

Essere “Charlie” significa comprendere le ragioni di chi, come il NYT, ha deciso di non pubblicare le vignette “motivo” del massacro, le vignette di “Charlie”.

Essere “Charlie” significa guardare a chi fa satira con sensibilità e percezioni diverse come ad un arricchimento e non come ad un vigliacco, oppure ad un bigotto, o ancora ad entrambe le cose.

Altrimenti non sarete “Charlie”, ma Said, Cherif, Amedy e Hayat.

Soltanto in modo diverso.

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