La Russia, la sindrome d’accerchiamento e la “fame di acqua”-Il perché dell’intraprendenza putiniana.

Le politiche espansionistiche russe (prima imperiali e sovietiche ed oggi putiniane), si muovono, storicamente ed in linea di massima, su due direttrici, una psicologica ed una strategica.

Nel primo caso, osserviamo una “sindrome da accerchiamento”, che Mosca accusa da Ovest come da Est. SI tratta di un retaggio delle invasioni e degli attacchi portati dagli Svedesi, dai Cavalieri Teutonici e dai Lituani, prima, e dai Polacchi, dai Francesi e dai Tedeschi poi (ad Ovest) e dai Mongoli e dai Tartari, prima, e dai Cinesi poi (ad Est).

Nel secondo caso, pur controllando migliaia di km di coste, alla Russia, è sempre mancato lo sbocco ad acque calde ed “importanti”. In quest’ottica, si collocano, ad esempio, il tentativo (bloccato dagli Inglesi) di avanzare a Sud per arrivare all’Oceano Indiano, la scelta di entrare nel primo conflitto mondiale a fianco dell’Intesa (sottrarre agli Ottomani sbocco al Mediterraneo) e la guerra la Giappone imperiale nel 1905 (estendere la propria influenza sul Pacifico)

Ad ostacolare la realizzazione dei piani russi, è oggi l’elemento nucleare, che rende impossibile o formidabilmente complessa la restaurazione della “Terza Roma” di memoria romanoviana

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