Abituati alla comfort zone occidentale in cui sono nati e cresciuti, molti non riescono a rendersi conto, come fossero in una sorta di caverna di Platone 2.0, di ciò che lo Stato e il popolo rischiano con un tracollo economico e sociale, inevitabile con un tracollo dell’imprenditoria. Basterebbe del resto analizzare un caso vicino, il caso greco, benché Atene potesse fare affidamento su uno scenario assai migliore di quello odierno: licenziamenti a tappeto di dipendenti pubblici e semi-pubblici o netta riduzione dei loro stipendi, netta riduzione delle pensioni, taglio dei servizi essenziali, disoccupazione ai massimi storici, esplosione dell’ emergenza abitativa, milioni di cittadini ridotti nell’indigenza e alla fame, impennata dei suicidi e dei casi di depressione, scontri nelle piazze e nelle strade con morti e feriti tra i manifestanti e le forze dell’ordine, ospedali e farmacie senza più medicinali e macchinari, bambini abbandonati, ritorno all’emigrazione primonovecentesca, ecc, ecc.
Un turbine apocalittico di drammi e problemi, spesso irreversibili e infinitamente più gravi dell’emergenza sanitaria attuale.
In troppi, lo ripetiamo, non hanno chiara in mente la dimensione dei pericoli alla porta, preferendo baloccarsi tra questa o quella appartenenza di bandiera o condizionati da un’informazione che è tale solo di nome, magari nell’illusione di essere garantiti. Non lo sono.