Duemila non più Duemila: il Covid e i perché di una reazione mai vista

Gli storici che si dovranno cimentare nell’analisi della fase attuale si troveranno di fronte ad un compito arduo, innanzitutto perché mai l’umanità aveva messo in atto una risposta aggressiva e invasiva come adesso, neanche durante le grandi pestilenze e le grandi epidemie/pandemie che contagiarono e uccisero centinaia di milioni di persone e in maniera “omogenea” (al di là dell’età e delle condizioni pregresse del soggetto), come non lo ha fatto e non lo fa davanti a malattie infettive ritenute comuni ma che presentano numeri uguali o superiori al Covid.

Un fenomeno al quale hanno concorso e concorrono differenti e molteplici elementi (ma che oggi inizia non a caso, e come previsto e prevedibile, ad essere oggetto di critica e ripensamento non solo nel quadro del rapporto costi/benefici). Vediamone alcuni:

1) la disabitudine, soprattutto in Occidente, al fenomeno pandemico (l’ultima pandemia di un certo rilievo risale a circa mezzo secolo fa)

2) vedere un grande e influente Paese occidentale, cioè l’Italia, entrare in un lockdown quasi totale (reazione che trova risposta nel punto 1) e dalle proporzioni inedite, ha allarmato il resto del mondo, creando un effetto-domino

3) una maggiore sensibilità, spesso portata all’estremo, verso la vita umana, per cui la morte di individui comunque giunti al termine naturale e fisiologico della vita (anziani e grandi anziani, la stragrande maggioranza delle vittime del Covid) viene ritenuta un prezzo inaccettabile e intollerabile

4) la disabitudine, soprattutto in Occidente e nel Primo Mondo e conseguenza del nostro elevato grado di benessere, all’idea della morte, dell’invecchiamento (ostacolato e rimandato con ogni mezzo e artificio) e più in generale alla sofferenza (il punto 4 va a intersecarsi con il punto 5)

5) incrostazioni ideologiche ottocentesche e novecentesche che si vano a saldare ad una certa etica religiosa, per cui la socialità viene vista e percepita come qualcosa si sbagliato, fuorviane, impuro, pericoloso, vacuo

6) la maggiore influenza e la maggiore pervasività dei media, tradizionali e nuovi

Ciononostante, chi parla di “nuova normalità” e/o di emergenza destinata a protrarsi “sine die” si dimostra scollegato da ogni logica razionale e storica. Questa situazione, che è intrinsecamente innaturale, dovrà infatti venire ricomposta in tempi rapidissimi, giacché non è sostenibile sotto nessun aspetto e profilo: psicologico, sociale, economico (anche chi ne sta traendo vantaggio e beneficio alla lunga rischierà di trovarsi scoperto), medico-sanitario (ogni altra malattia viene trascurata, con risultati drammatici), politico.
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