Nel corso di un’intervista rilasciata alla fine di settembre, Andrea Crisanti raccontava (la cosa era comunque già nota) di essere stato avvicinato sia dal PD che dal M5S per un’eventuale candidatura al Senato. “Ma preferisco rimanere uno scienziato. E’ così che mi sento più utile. Magari quando andrò in pensione ci penserò, ma mancano cinque anni”. Queste dichiarazioni dimostrano e confermano alcune cose e ne suggeriscono altre. Dimostrano e confermano come, storicamente, in ogni fase critica alcuni Attori e alcune categorie traggano o possano trarre vantaggio dalla situazione, suggeriscono il motivo di un certo protagonismo dell’entomologo capitolino (l’opinionista scientifico più visibile sui media italiani da febbraio), di certe frizioni con Luca Zaia e, forse, delle ultime sortite, discusse discutibili, sui vaccini anti-Covid e su Pfizer e Moderna.
Benché il Crisanti si sia definito, durante la stessa intervista, vicino al PD e alla “terza via” di Tony Blair (!), e “sicuramente non di destra”, la vicinanza anche con il M5S, famoso per le sue posizioni scettiche sulle vaccinazioni, i vaccini e le case farmaceutiche, potrebbe spiegare una certa mentalità “dietrologica” del nostro, tra l’altro già evidenziata quando aveva ventilato l’ipotesi, senza averne la minima prova, che alcune regioni potessero truccare i dati riguardanti il contagio. Anche i suoi elogi al metodo cinese per contrastare il virus potrebbero segnalare un’aderenza all’ideologia ed alle linee del M5S.
Nota: “Se non fosse stato per me Zaia avrebbe combinato un disastro. Il 28 febbraio parlò di epidemia mediatica, poi si è preso il merito e non ho potuto tacere. L’ho trovata una debolezza umana ma non mi sono fatto mettere i piedi in testa e ho difeso i meriti miei e dell’Università di Padova. La gratitudine è un sentimento raro che talvolta genera ostilità”; sempre il Crisanti e sempre nell’intervisa sopracitata. In questo caso risulta invece palese la mancanza di umiltà, buongusto e discrezione, tipica appunto del protagonismo, di un Ego ambizioso. C’è, insomma, un visibile slittamento tra la pacatezza del suo stile e i contenuti che effettivamente esprime e veicola.