Puntare il dito contro il “mittente” (l’intervistato) è spesso riduttivo, perché la responsabilità di una certa, cattiva, informazione, è innanzitutto del “vettore” (i media). In questo caso, emblematico, la prima pagina e il titolo attribuiscono alle dichiarazioni di Andrea Crisanti un ruolo, un peso e un significato che sono lungi dal possedere, dal momento in cui parliamo di un entomologo che non ha nessun legame di collaborazione con i centri della decisione in materia di chiusure e restrizioni (CTS, governo, servizi di sicurezza, ecc). Le opinioni del Crisanti sono tuttavia presentate come verità ineluttabile e inevitabile, facendo non solo della disinformazione (non possiamo sapere cosa accadrà tra un mese e in più il governo si sta muovendo proprio per scongiurare un lockdown natalizio) ma, quel che è peggio, creando ansia e panico. Cosa che è infatti avvenuta, giacché il comportamento de “La Tribuna di Treviso” è stato replicato da molti altri giornali come da notiziari radio e tv di tutta Italia.
Tirare per la giacca medici e scienziati in ambiti che esulano dal loro campo specifico (si vedano anche le recenti polemiche sul vaccino dello stesso Crisanti o del Galli) o chiedendo loro impossibili profezie, non serve ai lettori e non serve nemmeno agli intervistati, il cui Ego è “solleticato” ma con risultati dannosissimi, sul lungo periodo, per la loro immagine pubblica e professionale.