“Controforza”: gli Stati Uniti e la dottrina della sopravvivenza

Nei primi anni ’50 cominciò tra gli alti comandi americani a farsi strada l’idea di poter vincere una guerra nucleare contro l’URSS.

Il SAC (Strategic Air Command), in particolare, superò l’ipotesi di un attacco nucleare su larga scala contro le città e le strutture industriali e militari sovietiche, come quella di provare in un primo tempo a rallentare l’avanzata nemica in Europa Occidentale, orientandosi verso un nuovo obiettivo, ossia le basi che ospitavano i bombardieri strategici di Mosca.

Si trattava di un “first strike” in piena regola, usando i 248 bombardieri strategici americani disponibili e non ancora i missili, ribattezzato “l’arco di volta del potere militare americano”, in quel momento l’unica opzione per riuscire a “salvare gli Stati Uniti (e i loro alleati, ndr) dal disastro”*.

Un targeting “counterforce” (“controforza”).

Anche il parallelo sviluppo del nucleare tattico e a basso rendimento (Progetto VISTA) rispondeva a questa nuova e più flessibile dottrina politico-militare, successivamente perfezionata ed oggi ancora valida e tra le scelte sul tavolo.

* Gregg Herken, “Counsels of War” (1985)

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