
Ciò che viene detto nei più importanti programmi televisivi russi, e dai più noti giornalisti e commentatori russi, ha una vasta eco anche in Occidente, e il Kremlino lo sa bene.
Dichiarazioni come quelle del conduttore Vladimir Rudol’fovič Solov’ëv («Quando inizieremo a combattere? Meglio essere temuti che derisi. Del resto, molti politici occidentali, compresi gli americani, sanno cosa può succedere a furia di stuzzicarci…» «Siamo arrivati troppo vicini al limite, al di là, c’è la scogliera…»*) rientrano quindi in una strategia comunicativa e propagandistica ben precisa, studiata dal vertice ed amplificata oltreconfine grazie ai moltissimi canali di appoggio e supporto di cui Mosca dispone**.
Operazioni di pressione psicologica (PsyOps), di nuovo, di nuovo esempi di “infowar” per destabilizzare il bersaglio, ossia i cittadini dei paesi avversari così da condizionare l’azione dei loro governi a vantaggio della Russia (o meglio, del suo establishment).
Questo a ribadire inoltre come la forza dell’atomica risieda ed abbia sempre risieduto proprio nel suo non-utilizzo, ma come additivo persuasivo.
*si ricordino anche le guasconate del conduttore dalla TV di Stato “Rossija 1” Dmitry Konstantinovich Kiselyov sullo “tsunami radioattivo” che si sarebbe abbattuto su Londra
**si veda a tal proposito l’articolo di ieri su “Il Fatto Quotidiano” dal titolo: Putin e i falchi che chiedono una vendetta “dura e dolorosa” per il ponte in Crimea: “Zelensky? Terroristi vanno trattati in modo inequivocabile”