
Le proteste dei pacifisti occidentali a seguito dello schieramento dei missili USA-NATO IRBM Pershing-2 e BGM-109 Tomahawk in Gran Bretagna, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Belgio e Olanda agli inizi degli anni ’80, tendevano a trascurare nel loro discorso il decisivo elemento causa-effetto, ovvero come il blocco atlantico avesse assunto quella postura in reazione al precedente schieramento, da parte sovietica, degli SS-20* (non a caso la mossa sovietica aveva suscitato risposte molto meno robuste). L’Occidente e solo l’Occidente era irresponsabile, l’Occidente e solo, o prima, l’Occidente doveva fare un passo indietro.
Oggi notiamo qualcosa di simile, con un segmento importante (e stavolta politicamente trasversale) del pacifismo che invoca la fine delle ostilità ma ne dimentica ed omette le ragioni, quando non giustifica in maniera aperta Mosca.
Un simile approccio, innanzitutto se non esclusivamente ideologico e politico e senza dubbio superficiale, danneggia le istanze pacifiste in relazione al conflitto in Ucraina, e ciò nel loro complesso, facendole apparire secondarie, insincere e strumentali, degli escamotage a vantaggio di Putin e per di più adesso che la situazione sembra volgere al peggio per le truppe della Federazione Russa.
*dal 1977