
Gli attacchi continui e costanti di Vladimir Putin all’Occidente, al suo presente ed alla sua storia, non sono diretti soltanto al pubblico interno (“propaganda interna”) ma anche a quello esterno (“propaganda esterna”); più nel dettaglio, il capo del Kremlino sta cercando di accreditare il proprio Paese come un modello alternativo, e di esso guida.
Un progetto destinato tuttavia a fallire, per le enormi fragilità del gigante euro-asiatico ma anche, e forse soprattutto, per altre ragioni.
Non solo quello odierno è infatti un mondo post-ideologico ma la Federazione Russa non è l’Unione Sovietica, non è più una potenza ideologica e rivoluzionaria, con tutto il suo carico di fascinazioni ed opportunità. Si tratta, invece, di un Paese come un altro, un soggetto neo-zarista che perciò assai difficilmente potrebbe rappresentare un punto di riferimento per il “Sud” del mondo e per quei paesi che una volta avremmo definito “non allineati”.
Non va inoltre dimenticato come molte società non-occidentali stiano ormai andando incontro ad una grande evoluzione sotto il profilo sociale e culturale, incompatibile con la visione conservatrice propugnata dal leader russo (comunque non scevra di spunti razionali).