
“La moltitudine è sempre pronta ad ascoltare l’uomo forte, che sa imporsi a lei. Gli uomini riuniti in una folla perdono tutta la forza di volontà e si rimettono alla persona che possiede la qualità che ad essi manca” (Gustave Le Bon , “Psicologia delle folle”)
C’è sempre stata, da parte di sociologi, giornalisti, politologi e comunicatori, una particolare attenzione verso il “corpo del capo” ed il suo utilizzo. Il politico carismatico, che fosse un dittatore o che operasse all’interno di una società “aperta”, ha, giustappunto, sempre fatto abbondante ricorso all’ostensione dei feticci, dei tic e dei comportamenti riconducibili al “vir”, ovvero a quell’immagine ancestrale di potenza e dominio vitale e indispensabile per chiunque voglia intercettare, ma soprattutto dominare ed eterodirigere, le pulsioni più profonde ed emotive delle “folle”, suggerendo all’ “uomo della strada” un’ idea di prontezza e risolutezza.
Ecco, allora, la virilità mussoliniana, l’intensità sciamanica della voce di Hitler, ecco il petto nudo di Putin, la canottiera di un ancora tonico Umberto Bossi, la traversata a nuoto di Beppe Grillo nelle acque dello stretto di Messina, la foto di ʿAbd Allāh II di Giordania in tenuta da Top Gun per punire i terroristi e così via.
Anche le leader non sfuggono e non rinunciano però a questa strategia*, sebbene modulata e orientata diversamente. La bella 38enne Sanna Marin vestita da metallara ad un concerto vuole ad esempio rafforzare la propria immagine giovanile e dinamica, e per questo anti-convenzionale nell’accezione positiva della formula, in contrapposizione alle “gerontocrazie” maschili dell’Ovest e dell’Est. Il corpo “bello” della “capa” riveste quindi la stessa funzione persuasiva del corpo “forte” del “capo”, del “vir”, creando contenuto e mascherandolo, forse, allo stesso tempo.
*Avvenenza e giovanilismo sono usati anche dai leader nella loro trama propagandistica e persuasiva. Dipende dal soggetto in questione e dai suoi punti di forza